Ali di sangue: il volo del drone killer
La foto, il cimitero, il drone killer.
Sembra il titolo di uno spaghetti horror di serie zeta, invece è la trama di una scommessa persa, e finita nel sangue.
Viaggi insoliti: misteri, esperienze particolari e visite non comuni: ecco una raccolta di titoli per viaggiare con le emozioni.
Scopri insieme a me luoghi abbandonati, siti bizzarri o musei poco conosciuti, oppure viaggia con la mia rubrica Racconti del 31 Ottobre, all’insegna del brivido e dell’inspiegabile!
La foto, il cimitero, il drone killer.
Sembra il titolo di uno spaghetti horror di serie zeta, invece è la trama di una scommessa persa, e finita nel sangue.
È vero, il progresso quando arriva asfalta e ricopre tutto, e spesso schiaccia tradizioni nate praticamente insieme all’uomo. E quando dico uomo intendo proprio l’uomo, il maschio.
Esatto… proprio quell’essere inferiore con la barba 😛
“Autostrada” e “abbandono”, due parole che affamigliate suonano sovente come un male deprecabile e sciagurato. (altro…)
Che ironia il destino, uno spazio di clausura intenzionale che diventa un luogo di detenzione involontaria.
Dalla preghiera alla rassegnazione, le secolari mura di queste celle hanno ospitato frati, reclusi, e infine offerto un riparo agli esclusi.
Ma a prescindere dall’intenzionalità, certa è la cattiveria del mare al di là delle grate, presenza fissa e spietata, laddove la penitenza quotidiana riconduceva a Dio o alla società.
Out of bounds: letteralmente “fuori dai limiti”, vale a dire pericolo, fine della zona protetta, meglio non spingersi oltre.
Questa scritta campeggia dal lontano 1943 su un vecchio muro del centro storico di Salerno.
Gli Alleati anglo-americani, sbarcati qui con l’Operazione Avalanche, la lasciarono come avvertimento, una sorta di coprifuoco toponomastico per segnalare i tedeschi cattivi appostati oltre quel vicolo.
Bene, esattamente il contrario di quello che voglio dire con questo post. Io invece vi invito a svoltare l’angolo senza esitazione alcuna.
Sì, vi invito a ignorare e violare il coprifuoco. Senza paura. Perché la storia non è il nemico.
Uno solo è il motivo per consegnare un treno alla leggenda metropolitana: il suo arrivo in stazione in perfetto orario.
I problemi di un popolo sono i problemi di tutto il mondo. Perché il vento non conosce confini.
Avevo solo 10 anni e continuavo a torturarmi le mani. Io lì proprio non ci volevo stare. (altro…)
“Se non fosse piovuto nella notte dal 17 al 18 giugno 1815, l’avvenire dell’Europa sarebbe stato diverso. Poche gocce di pioggia in più o in meno hanno messo in bilico Napoleone”.
(Victor Hugo, I Miserabili)
Nell’immaginario comune Waterloo è sinonimo di disfatta, umiliazione, sconfitta.
Conosciamo Waterloo per essere il teatro dove è andata in scena l’ultima grande battaglia di Napoleone.
Ma per gli inglesi, per i tedeschi, per gli olandesi e per i belgi no, Waterloo è stata una grande vittoria.
Tanto che si sprecano nel mondo anglosassone città, ponti, strade e stazioni dedicate a Waterloo e alla “liberazione” del vecchio continente dalle mire imperiali di N.
La Battaglia di Waterloo è stata tragica, cruenta e parecchio sanguinosa.
E si è consumata in sole 8 ore.
Poche ore per entrare nella leggenda, poche ore per tracciare i confini dell’Europa moderna.
Una signora solenne e imponente, dal portamento sì imperiale, ma senza tirarsela troppo.
Questa è l’impressione che mi ha dato Budapest, splendida capitale dell’Est con della sostanza che ho apprezzato molto più dell’apparenza.