È vero, il progresso quando arriva asfalta e ricopre tutto, e spesso schiaccia tradizioni nate praticamente insieme all’uomo. E quando dico uomo intendo proprio l’uomo, il maschio.
Esatto… proprio quell’essere inferiore con la barba 😛
Perché prima ancora di fargli dono della preziosa presenza di Eva, Dio donò all’uomo (ma anche a certe donne) una generosa manciata di testosterone, responsabile della crescita della barba, nonché di comportamenti conservativi della specie consumati con Eva stessa.
E qui mi chiedo: Adamo aveva le guance perfettamente rasate, oppure aveva già un accenno di ricrescita quando Eva è stata prelevata da una sua costola? È nata prima Eva oppure la barba, chi è gerarchicamente più anziana? E di conseguenza, qual è il mestiere più antico del mondo, “quello” o il barbiere?
Domande esistenziali a parte, la barba non è mai stata solo un insieme di peli, ma un carattere distintivo che personalmente ho sempre associato a virilità, potenza e sacralità.
E proprio in quanto sacra, anche la barba ha il suo tempio dove se ne celebrano i riti solenni.
Oggi vi porto in un posto esclusivo, un posto che odora di dopobarba, di tabacco, di tonico e di mascolinità. Mettetevi comodi perché la poltrona è di quelle speciali… è la poltrona del barbiere!
Un mestiere sul filo del rasoio
C’è stato un tempo in cui una perfetta rasatura era sinonimo di pulizia e ordine, ma il ritrovato gusto per la cura di barba e baffi del movimento Hipster, ha sancito la ricomparsa della figura del barbiere, mestiere chiamato a scolpire, modellare e ricercare il look ideale in base alla fisionomia del proprio cliente, del suo portamento… e del suo numero di followers su Instagram.
Il progresso, dicevo. La professione di barbiere è rimasta certamente quella di secoli, anzi, millenni fa: stesse tecniche, stesso fine, stessa attrezzatura.
Ma è l’atmosfera ad essere profondamente cambiata. Per quanto nelle moderne barberie si voglia scimmiottare l’aria dei vecchi saloni, è la materia prima che latita, o almeno non è più quella di una volta: l’uomo.
Si avverte la penuria di certi esemplari di raffinati gentiluomini, quelli che hanno fatto di un mucchio di peli l’ornamento per eccellenza.
Mi rendo conto che è un tema “ispido”, ma ritengo che i tempi andati non si possano rievocare per il gusto di una moda.
Il mestiere di bottega, quello autentico, è purtroppo ormai perduto, e si ritrova nelle mani di artigiani della barba che si spacciano per artisti.
Erano altri tempi, i tempi dei veri uomini. Mio nonno materno s’impomatava baffi e capelli con la Brillantina Linetti, una cera di un’untuosità così aggressiva, ma così cattiva che i giovani maschi di oggi non sono abbastanza uomini per domarla.
I barber shop oggi: che barba che noia
Oggi in nome dell’apparire, il maschio si sottopone a cerette, tinture, storpiature di sopracciglia, e uso di schiume da barba con ingredienti degni di una televendita di Wanna Marchi.
Tutto questo è svilire e snaturare il maschio. C’è una parte di me che ha sempre segretamente desiderato sfoggiare una bella barba piuttosto che una gonna. E loro che fanno? Si femminizzano!
Nell’universo peloso dei maschi non ci deve essere spazio né per la frivolezza del mondo femminile, né per l’esuberanza di certi coiffeurs che costringono i clienti ad attendere il proprio turno schiaffandogli tra le mani Vogue, e ascoltare Mengoni. Non bastano un pavimento a quadri e un po’ di anticaglia vintage per dare vita all’atmosfera di un autentico salone da barba!
Mentre oggi ci si accomoda sulla poltrona del barbiere con l’intenzione di spararsi centinaia di selfie da dare in pasto ai social, nelle epoche passate andare dal barbiere era un rito intriso di una tale solennità da sancire tutti i momenti cardine della vita di un uomo.
Dall’iniziazione della prima barba, che lo proiettava ufficialmente nel mondo degli adulti, a tutta una serie di funzionalità “civiche” che poteva avere il salone.
Dal barbiere ci si recava anche per trovare moglie, trovare casa, o per farsi scrivere una lettera.
Insomma largo al factotum della città, come cantava Figaro nel Barbiere di Siviglia.
Quello che oggi è un mestiere “trendy”, in molte culture del passato era una carica permeata di un tale prestigio, che tagliare e radere era un’esclusiva di sacerdoti e vecchi saggi.
E vista la destrezza con la quale padroneggiava lame affilatissime, nel Medioevo il barbiere era anche un valente cerusico capace di estrarre i denti, di applicare le sanguisughe per i salassi, ricomponeva fratture, eseguiva incisioni, iniezioni, padroneggiava la micro-chirurgia e curava piccoli malanni.
La famosa barber pole, l’insegna rotante bianca e rossa, è un richiamo a questo passato paramedico. Nei secoli scorsi infatti, i barbieri erano soliti stendere ad asciugare gli stracci insanguinati davanti alle loro botteghe.
Oggi non tutti sanno che quel vorticoso simbolo convenzionale rimanda alla guarigione nel colore bianco (la benda bianca), e alla malattia nel colore rosso (la benda insanguinata).
La mente è come un rasoio, funziona solo se si apre
In tutto questo oggi la barba è divenuta una moda salottiera. Che speranze ci sono in futuro per ridare alla barba il suo ruolo di carattere sessuale secondario, come recita Wikipedia, e che torni ad essere un simbolo che rispecchi lo status e il temperamento dell’uomo che la porta?
Una moda… E pensare che per molti guerrieri la barba simboleggiava onore, tanto che in alcune culture radersi era considerata un’onta, in altre addirittura la barba veniva rasata per punizione.
Fatta eccezione per i soldati di Alessandro Magno, che prima di ogni battaglia dovevano sbarbarsi completamente per non offrire appigli ai nemici, la barba nella storia del mondo antico costituisce un’evidente e costante presenza.
Infatti i Greci la sapevano portare proprio bene…
La barba fa dominanza, forse più del timbro della voce di un uomo. Una ricerca, infatti, afferma che la barba non sia un richiamo sessuale, ma uno strumento di affermazione e imposizione della propria mascolinità sugli altri uomini.
Teoria spalleggiata da un’ulteriore ricerca, secondo la quale le donne non apprezzino un volto irsuto perché non è sinonimo di pulizia, ordine e sincerità.
L’uomo con la barba indossa una maschera, nasconde la sua espressività e dunque è avvezzo alla menzogna, alla scarsa cura di sé, e di conseguenza a quella della propria famiglia.
Nella ricerca non hanno interpellato persone come me. Il maschio sbarbato non è un supereroe paladino della pulizia o della sincerità, non ho mai apprezzato Superman, Spiderman e tutti quelli che shave like a bomber!
Personalmente tollero le guance sbarbate solo sui soldati.
La poltrona del barbiere: divano dello psicologo, agorà, ufficio informazioni, collocamento
Sulla poltrona del barbiere non ci si accomodava soltanto per il rito di barba e capelli. Spesso quella di un’accorciatina era una mera scusa per frequentare il salone.
L’ambiente era così confortevole e intimo da costituire un vero e proprio ritrovo in cui si disquisiva amabilmente (e con cognizione) di politica e filosofia.
Il tutto con il sottofondo delle arie di Caruso, Del Monaco, Corelli.
Il salone era quel luogo dove le vecchie e le nuove generazioni s’incontravano scambiandosi i segreti dell’universo maschile. Oggi come minimo si dovrebbe firmare preventivamente l’autorizzazione al trattamento dei dati personali…
Oltre ad affidargli la propria gola, al barbiere si affidavano anche le proprie confessioni. Il barbiere era un confidente, un consigliere, un vero amico che si prendeva cura dell’immagine e dello spirito dei propri clienti.
Si può dire ugualmente dei figaro moderni? Io penso proprio di no. E chi dobbiamo ringraziare?
Ancora una volta loro, i liberatori, coloro che con la cultura del fast e del self hanno sancito il declino di radicate (e buone) abitudini come quella di fumare il sigaro, abbandonato per le sigarette, e quella di andare dal barbiere, abbandonato dopo l’invenzione della lametta usa e getta e del rasoio elettrico.
Figaro qua, Figaro là
Ma chi era il barbiere? Come operava, e quali erano le tecniche della rasatura all’antica che si applicavano in questi rifugi per soli uomini?
Nel mio immaginario tutti i barbieri hanno l’aspetto di mio nonno paterno. Dopo anni di onorato servizio come Marò a bordo dell’Andrea Doria, nonno smise la divisa da marinaio per indossare quella del barbiere. Nell’immediato dopoguerra scelse di congedarsi per aprire un salone tutto suo.
La divisa: la divisa del barbiere contemplava il classico camice d’ordinanza bianco con taschino.
Il profilo: dotato di precisione chirurgica e di fermezza nelle mani tali da padroneggiare rasoi che oggi sarebbero considerate armi illegali. Saggio, colto, eloquente e spesso capace di gradevoli esibizioni canore.
Segni particolari: ironia e discrezione.
Le armi: pettinino in avorio alloggiato nel taschino del camice, forbici, rasoio a mano libera e, naturalmente, la poltrona del barbiere.
Realizzata con comode imbottiture in cuoio, la poltrona era girevole, regolabile e reclinabile. Insomma, un trono degno della barba di un re.
Oggi un’autentica poltrona da barbiere d’epoca costituisce un oggetto d’antiquariato dal valore altissimo, un tesoro che farebbe la felicità di appassionati e antiquari. Costosissime e bellissime anche le poltroncine per i bambini, adattate con la testa di cavallo e le zampe rampanti.
Posizionato il re sul suo trono, o il giovane cavaliere sul suo destriero, il barbiere procedeva effettuando prima il lavaggio e il taglio dei capelli, e poi la barba. Shampoo e frizione erano operazioni durante le quali il cliente si rilassava ascoltando le ultime novità di paese, oppure chiedeva consiglio al fidato barbiere.
Prima dell’invenzione dei lavatesta, il lavaggio veniva effettuato facendo appoggiare il viso del cliente su una ciambella di gomma, in modo che facesse da cuscinetto sui bordi del lavabo.
Il rito della barba era forse il trattamento più atteso, una vera coccola dalla quale si riemergeva rigenerati come dopo una seduta di meditazione. S’iniziava con il famoso trattamento del panno caldo per aprire i pori, ammorbidire la pelle e rilassare la mente (oggi il panno viene scaldato nel microonde).
Il barbiere usava affilare il rasoio su una striscia di cuoio chiamata coramella, dopodiché procedeva all’insaponatura con abbondante Proraso. E giù di lunghi e lenti movimenti circolari sulle guance effettuati con il pennello da barba. A questo seguiva la rasatura completa pelo e contropelo, oppure la regolazione di barbe alla Verdi, baffi alla Dalì, pizzetti alla Balbo, basette alla Cavour…
Molto personale la tecnica della pulizia del rasoio dai residui di schiuma: c’era chi lo sciacquava in una bacinella, e chi ne asportava la schiuma usando la schedina del totocalcio.
I piccoli tagli venivano trattati con la matita caustica al nitrato d’argento.
Regolati gli ultimi dettagli, si passava nuovamente al panno, questa volta freddo e intriso di allume. La tecnica serviva per disinfettare, chiudere i pori, tonificare la pelle ed eliminare gli ultimi residui di schiuma.
Gran finale con tocco di spazzola per rimuovere i peli dal collo e dalle spalle, brillantina per lucidare i capelli, una bella spruzzata di dopobarba Floid, e il signore è servito.
A seconda dei periodi, il barbiere usava omaggiare i propri clienti con un pettine da viaggio, oppure un calendario speciale, di quelli con le immagini di donnine discinte. Niente in confronto a quello che circola oggi, ma per l’epoca era roba assai peccaminosa…
Guance, petto e anche glutei… ora non stiamo a guardare il capello
Oggi il maschio è vittima del colossale controsenso di depilarsi ovunque, per poi curare la barba come un cucciolo. Che sia un tentativo di puntare sul cavallo vincente? Perché i capelli cadono e la barba invece non li tradirà mai? È forse questo il motivo del ritorno dei saloni?
Sono perfida, ma un uomo lo è stato prima di me: Alexandre Dumas, il padre del Conte di Montecristo, disse che Dio, nella sua previdenza, non ha dato la barba alle donne perché esse non sarebbero state capaci di tacere mentre venivano rasate. Che simpatico…
In barba alla mia femminilità, ho seguito il richiamo del Floid immergendomi nella sua fragranza così nostalgica, e ho varcato la soglia di un sacro tempio.
Ho avuto la fortuna di entrare in un vecchio salone, un vero santuario all’arte barbieristica dove il tempo si è fermato al secolo scorso.
Arredi, boiserie, ferri del mestiere, specchi, marmi, giornali e memorabilia: tutto è autentico e profuma di quell’eleganza ormai passata.
L’Antica Barberia Rizzo è visitabile in Piazza Orologio, 3 a Capaccio Paestum (SA). È un piccolo museo del Novecento, un portale per quegli anni in cui le frivolezze scivolavano via come l’olio sulle guance perfettamente rasate di gentiluomini veri e virili.
Proprio un viaggio insolito, questo, nella bottega dei vecchi barbieri. Ma sta rinascendo quella tradizione, ho trovato 2 negozi di barbiere a Roma arredati con lo stile di un tempo.
Forse quello che hai visitato è l’unico museo in Italia dedicato ai barbieri.
Sulla depilazione sono stato sempre ferreo: l’uomo NON si depila. È un segno distintivo, specie oggi che c’è tanta confusione riguardo ai sessi.
È proprio lì che volevo puntare la riflessione: la riapertura delle botteghe che scimmiottano i saloni degli anni ’50 è, a mio parere, un inno agli stereotipi. È l’autenticità che manca.
Tu, uomo moderno che ti depili e ti fai le sopracciglia a coda di rondine (orrore), pretendi che la tua mascolinità venga presa sul serio solo perché vai in un salone ammobiliato con lo stile d’epoca? Per quanto mi riguarda, considero più autentica una barba posticcia 😀
Quando ci metterai piede fammi sapere la prima -primissima- impressione che hai avuto varcandone la soglia 😉
Grazie per la lettura, Daniele 🙂
Oh guai a George se si dovesse tagliare la barba! Non transigo su questo, no no no.
L’ho conosciuto che l’aveva, ancora prima che la barba diventasse fashion, non potrei mai accettarlo senza 🙂
Quanti ricordi che hai rievocato. È capitato che da bambina a volte mio padre mi portasse con sé dal barbiere. I gesti, gli oggetti, il volto ricoperto di schiuma e quella tensione nel vedere la lama scendere lungo il viso. Un altro mondo, altri tempi. Era un rito quello del barbiere.
E comunque, abbasso l’uomo moderno.
Certi uomini ci guadagnano tantissimo con la barba, basta guardare Gerard Butler quando ha smesso i panni di Leonida… senza barba non si può guardare! 😛
Chissà che bei ricordi che avrai! Tuo padre appartiene proprio a quei tempi, l’ultimo baluardo della generazione del Salone… altro che generazione del centro estetico. Se mi becca qualche barbiere moderno rischio veramente il pelo e il contropelo 😀 E non voglio aprire il capitolo “genere di donne alle quali piace quel genere di uomo” 😀
Dalla morte dell’ultimo barbiere che ci ha lavorato hanno lasciato tutto così, c’è un secolo di storia e di storie in questa barberia, veramente una bella scoperta che merita più visibilità.
Grazie Simona, mi unisco al coro e rincaro: viva il gentiluomo del passato 😉
Quando ero bambina mi è capitato di vedere mio nonno dal barbiere ed è stata un’esperienza davvero particolare: ricordo che il barbiere mi aveva fatto sedere su uno dei “troni” liberi e che non ho mai distolto lo sguardo dalle sue mani fino alla fine del “trattamento”.
Ora ti dirò una cosa che ti sconvolgerà: mai e poi mai ammetterò la barba sul viso di Fabio, la sua è così ispida che potrebbe scartavetrare tutti gli strati di pelle del mio viso (ma su sopracciglia e depilazione non proferisco parola). Ammetto, però, che su personaggi come Leonida è tutta un’altra storia…
Erano movimenti ipnotici, vero? Ecco, il barbiere di una volta avrebbe saputo domare la barba del tuo Manager rendendola docile e morbida come un gatto d’Angora 😉 Oggi la impiastriccerebbero con trattamenti costosissimi tipo alla bava di mammut ottenendo magari il risultato opposto. Purtroppo “questa NON è Spartaaaa!” 😀
Grazie Erica! 🙂
Prometto solennemente che mi metterò alla ricerca di un barbiere “di una volta” nella provincia di Rimini. Con il gatto d’Angora hai colpito nel segno, come resistere!
Fammi sapere 😀
Un tuffo nel passato. Mi hai riportato a quando ero bambino. Quando andavo a trovare mio nonno, in un paese del Sannio beneventano, c’era un rito al quale non mi potevo sottrarre. Quello di andare dal barbiere per il taglio dei capelli. Era la prima cosa che facevamo. Su una poltrona simile a quella in foto, l’artista di camice bianco vestito posizionava una sorta di cuscino con la testa di cavallo facendomi accomodare. Dopo avermi rasato a dovere mi spruzzava un profumo talmente forte che mi rimaneva addosso anche dopo il bagno. Uno spruzzatore a peretta in vetro di bohemia, naturalmente. Ora devo ringraziare mamma natura per il mio femminismo affatto voluto per seguire la moda. È vero la schedina del totocalcio per pulire il rasoio… nostalgia anche per la domenica sportiva. I miei complimenti a chi ha creato questo museo, un’iniziativa geniale e a te Orsa che me l’hai fatto conoscere
Eh che meraviglia il cuscino con la testa di cavallo, attenzioni che facevano sentire voi maschietti come piccoli principi… che momenti, sono ricordi da tenere stretti nella mente.
Ma guarda che mamma natura difficilmente fa le cose fatte male eh, e tutto ti si può accostare tranne che la parola femminismo 😉
Pure il Sannio? Come in RisiKo hai i carri armati posizionati in tutte le regioni 😀
Il salone adesso è un piccolo museo, e anche piccolo centro turistico locale, hanno lasciato tutto così senza toccare niente dalla morte dell’ultimo barbiere proprietario. Grazie a te Fausto, buon fine settimana! 🙂
Ma che bello capitare in un posto del genere! Purtroppo in giro non se ne vedono molti: per esempio nella mia città ne rimane uno solo, che non è vintage ma è proprio rimasto tale e quale a quando ha aperto, credo almeno negli anni Settanta. Uno di quei posti in cui penso che il tempo si sia fermato sul serio perché anche il barbiere, con rigoroso camice bianco, non invecchia mai. Lo ricordo sempre così, da quando ero bambina e passavo davanti al suo negozio.
Il contrasto con il nuovissimo barber shop che ha aperto un paio di anni fa qualche strada più avanti fa quasi male, perché come dici tu non bastano un pavimento a quadri e un po’ di anticaglia vintage. Per noi parlare dei clienti di quest’ultimo: ragazzi imberbi privi di qualunque fascino (e più vanitosi di tante donne).
Non conoscevo il significo del barber pole!
Buona domenica ❤️
Che bello, proprio autentico? Allora è si tratta di uno di quegli ultimi rifugi per soli uomini! Non invecchia mai? Lo sospettavo… altro che Linetti e Proraso, chissà quali pozioni usano per rimanere sempre gentiluomini! 😉
Ma veramente, sono d’accordo con te, sono di una vanità così fastidiosa, e a dargli manforte non solo Maria de Filippi e i social, ma pure la crisi economica… per la serie non mi realizzo nel lavoro ma investo sul mio corpo. Quasi quasi ci sarebbe da rimpiangere la figura del vecchio calciatore ignorante…
Nemmeno io lo sapevo, ho omesso di spiegare anche la presenza del blu: la spiegazione più accreditata vuole che sia stato introdotto dagli americani e dal loro patriottismo, in questo modo c’erano tutti i colori della bandiera a stelle e strisce 😉
Grazie Silvia, buona domenica anche a te 🙂
Qui è una professione che prolifera come i funghi. Mi affascinando quelli antichi e non ti nascondo che sogno di avere una sedia da barbiere in casa come decorazione ma costano troppo nei mercatini. Non conoscevo il significato del barber pole…. anche quello vorrei hahahhaah vabbè dovrò aprire una barberia. 😛
Chissà perché non faccio fatica a immaginare un’antica barberia lusitana: nel mio immaginario tutto quello che ha a che fare con il Portogallo è rivestito di un bell’effetto seppia, come una cartolina vintage.
A chi lo dici, l’insegna poi è così sfiziosa e ipnotica, e la poltrona… quella la vorrei in cucina, in salotto, ma anche come seduta alla scrivania! E vorrei anche il trattamento rilassante col panno caldo hahahaha! 😛
Ciao Lilly, grazie mille! 🙂
Quando deciderai a venire, vedrai. 😉 Il panno caldo è ottimo….. quasi quasi questo inverno lo preparo a casa, ora no …. abbiamo ancora quasi 30º (muoio). Al prossimo racconto! :*
Oddio! Noi stiamo rispolverando i maglioni di pile 😀 A presto! :*
hahahahahhaha farei a cambio volentieri 😉 odio il caldo e l’estate
No anche io! Infatti il mio era un “oddio” preoccupato per te! 😉 Quaggiù dopo i pile siamo già alla fase tisana + copertina sulle gambe, mi aspetto di trovare panettoni e pandori al supermercato da un momento all’altro 😀
W il freddo! 😉
Che meraviglia <3 prima dei panettoni direi castagne e vino 😉 Bloccate il tempo!
Ci sto! *__*
rimango a bocca aperta davanti a posti speciali come questo gioiellino di museo che hai scovato. I Barbieri sono sempre stati figure interessanti, un po’ confessori, un po’pettegoli, un po’ sornioni. Chissà quei muri se potessero parlare cosa riferirebbero… Mamma mia, avrei voluto essere una mosca e volare in uno di quei saloni per origliare e divertirmi un po’ Altro che gli hipster di adesso, con i loro risvoltini e le sopracciglia più curate delle mie (e non ci vuole molto). Quoto la barba alla Leonida, altro che…
A chi lo dici, erano posti così accoglienti da diventare quasi una seconda casa, pensa che in questa barberia c’è un piccolo scaffale con i cassetti numerati e assegnati ai clienti fissi. Poi c’era una scrivania retrattile con tutto l’occorrente (calamaio e inchiostro) per scrivere. Pare che il barbiere aiutasse anche i clienti analfabeti! Storie di barbe e di umanità 😉 Guarda… anche mio fratello ha le sopracciglia più curate delle mie 😛 Grazie per la lettura Alessia, mi ha fatto davvero tanto piacere 🙂
scusa per la latitanza Orsa, sai quanto piacere mi fa leggerti!
E a me fa piacere che tu mi legga, Alessia <3
Non preoccuparti, non lo dire nemmeno... sono tempi di guerra per tutti 😛 😀