Uno solo è il motivo per consegnare un treno alla leggenda metropolitana: il suo arrivo in stazione in perfetto orario.
Battutacce a parte, non si contano le misteriose sparizioni che si rincorrono sulle strade, nelle acque, nei cieli e sui binari di tutto il pianeta.
Le cronache sono zeppe di episodi inspiegabili con protagonisti mezzi svaniti nel nulla. Navi e aerei scomparsi dai radar, treni entrati in gallerie dalle quali non sono mai più usciti.
Zone maledette, come il triangolo delle Bermude? Portali dimensionali? Poco importa, il copione è sempre lo stesso: luci abbaglianti o nebbie spettrali che avvolgono e inghiottono veicoli e persone, consegnandoli per sempre al folklore popolare.
Chi non conosce il mistero del treno scomparso nel 1911 durante il suo viaggio inaugurale sulla tratta Roma – Milano? Perché lo conoscete, vero?
La formula non cambia: galleria + nebbia = puffete, treno volatilizzato in un punto non meglio precisato della dorsale Appenninica.
Delle 106 persone a bordo, tra passeggeri e membri dell’equipaggio, solo 2 furono i sopravvissuti.
Sopravvissuti ritrovati (ma guarda un po’) in stato confusionale e in preda a totale amnesia.
Le cronache dell’epoca diedero pochissimo risalto agli avvenimenti, e la galleria maledetta fu distrutta (ma guarda un po’) durante i bombardamenti della Grande Guerra.
Le teorie complottiste attribuiscono la sparizione di questo Titanic su rotaie alla Zanetti, la Compagnia proprietaria del convoglio.
Cosa, o chi trasportasse quel treno nuovo di zecca nel suo primo e ultimo viaggio, non si è mai saputo.
Fatto sta che in molti hanno avvistato il ghost train della Zanetti avvolto dalla nebbia e a passeggio per i binari di mezza Europa.
Alcune apparizioni sono avvenute in Norvegia, altre lungo i binari della Transiberiana, altre ancora in Transilvania, e persino nella Zona di Alienazione di Chernobyl.
E poi c’è il treno merci scomparso nel tratto appenninico tra Firenze e Bologna nel 1991, per non parlare degli innumerevoli avvistamenti di treni fantasma in Scozia e Inghilterra.
Dunque ricapitolando, che spariscano i treni è fatto abbastanza normale… soprattutto che spariscano dai tabelloni delle partenze.
Ma che spariscano interi tracciati ferroviari lunghi diversi chilometri, è molto più di un semplice mistero.
Che razza di enigma ci può essere dietro una ferrovia fantasma?
Nelle scorse settimane, durante un’esplorazione per realizzare un reportage sull’architettura dimenticata del Ventennio, mi sono imbattuta in un mistero che ha dell’incredibile.
Ma facciamo un passo indietro
Mi trovo nel profondo Cilento, in un posto tanto meraviglioso quanto inquietante nel toponimo.
Sono nella Gola del Diavolo, la giornata è bella e la sessione fotografica scorre in tutta sicurezza.
L’obiettivo è un vecchio ponte dismesso di epoca fascista, oggi in disuso e in completo stato di abbandono.
Il ponte sul fiume Mingardo è poderoso, un vero capolavoro di alta ingegneria ferroviaria; non è difficile scovare il punto da cui accedere al vecchio sedime ormai non più armato dalle rotaie.
Qualcuno ha pensato di scoraggiare i curiosi con una blanda recinzione, uno steccato fai da te con miserabili bastoncini tenuti insieme da spago e fil di ferro.
Spostarli è un attimo.
Il primo tratto è invaso da una fitta vegetazione. Mentre mi districo tra arbusti, alberi di castagno e noci, in lontananza scorgo l’ingresso di una galleria.
Non vedo l’ora di curiosare tra le sue oscurità!
Sto per varcarne la soglia quando la spina dorsale mi si gela al suono del fischio di un treno.
Ecco il primo infarto della giornata.
Il nuovo tracciato della Ferrovia Tirrenica Meridionale corre a poche centinaia di metri in linea d’aria.
Eccolo il bastardo, un innocuo regionale che sfreccia alla stessa velocità del sangue che mi si è squagliato nelle vene.
Ok, due secondi per riprendermi. Mi affaccio dai bordi di mattoni rossi annusando l’intenso profumo di sambuco.
Sotto lo spettacolo è perfetto.
Lo splendido paesaggio rurale da un lato, e il Mingardo che scorre tranquillo dall’altro. Il tutto all’ombra del Monte Bulgheria. Con lo sguardo risalgo il suo ripido fianco tappezzato di lecci fin sul Balcone della Sentinella, un’antica postazione di controllo del territorio.
Poi sposto gli occhi a Ovest: ecco San Severino di Centola con i ruderi del suo castello, altro capolavoro, ma questa volta di strategia difensiva.
Quel picco biforcuto e ventoso protegge uno dei borghi medioevali meglio conservati d’Italia.
Naturalmente sono in molti ad aver udito tra quelle rovine una bella playlist di scricchiolii, sussurri e urla strazianti.
Per il momento me lo guardo da qui.
Che spettacolo. E che profumi! Un bel mix di aromi in cui riconosco mirto, ancora sambuco e liquirizia.
A terra gusci di noci e ricci che nascondono castagne lucidissime e precoci, con troppa fretta di essere mangiate.
Ok, tutto meraviglioso, adesso però la galleria mi aspetta!
Il silenzio idilliaco del momento è rotto soltanto dai miei passi sulla massicciata… e da una voce che mi raggiunge a tradimento come una coltellata alla schiena: “Non entrate”.
(E sono due)
Mi guardo indietro stravolta. Come ho fatto a non accorgermi della presenza di un umano?
Dietro di me c’è un ometto anziano, minuto, con i capelli impomatati e in tenuta da caccia domenicale.
L’unica cosa che riesco a dire è: “Buongiorno”.
“Giovinotta, state lontana dalla galleria”.
Il “Voi” è un retaggio ancora molto diffuso in tutto il meridione, così quando mi riprendo dal secondo infarto rispondo compiacendolo. “Non vi preoccupate, faccio un po’ di foto e vado via”, dico entrando finalmente nel cono d’ombra della galleria.
(Ma un momento, vuoi vedere che la galleria non è in sicurezza? Magari rischio di farmi male!)
Lo sconosciuto si avvicina scuotendo lentamente testa. E con un tono di voce più basso sentenzia:
“Il ponte è saltato in aria. Ma loro sono passati lo stesso”.
Loro chi? Ma che va blaterando questo?
D’istinto mi guardo i piedi in cerca di crepe, dislivelli, smottamenti o voragini che possano farmi cadere parecchi metri più in basso, tra le onde del Mingardo.
Viscidi e odiosi pensieri s’insinuano serpeggiando nella mia mente: già immagino i vari Studio Aperto e le Barbare d’Urso titolare “Gola del Diavolo – (S)conosciuta blogger precipita mentre scatta selfie dal ponte”.
No! Non sono io quella! Non me li sparo i selfie, io!
Durante il vaneggiamento credo di aver fatto proprio una faccia buffa, perché il tizio con un largo sorriso mi rassicura: “Non questo ponte. L’altro più a Nord”.
Poi torna serio e con un’aria greve conclude: “Il convoglio di Hitler… non sono riuscito a fermarlo”.
Ecco, ora comincio seriamente ad aver paura. Non di finire di sotto, non del ponte saltato, non della galleria.
Comincio ad avere paura di questo sconosciuto.
In realtà è la paura che più di tutte mi accompagna durante le esplorazioni: non temo l’aggressione da parte di animali selvatici, non temo di farmi male quanto il pericolo della presenza umana.
I luoghi fatiscenti spesso sono casa per barboni, “risorse INPS”, spacciatori e balordi.
Così mi tengo alla larga da case e fabbriche abbandonate che possano già da lontano farmi ritenere di essere un ricovero per gente pericolosa.
Ma nel caso, mi sono ripromessa che la mia pellaccia non l’avranno tanto facilmente.
Lo sconosciuto riprende il suo discorso strampalato: “Tanto tempo fa lavoravo qui, ero il guardiano”.
Che genere di guardia si fa ad un ponte ferroviario?
Ora che lo guardo meglio, sembra un tipo assai singolare: i suoi modi sono diversi, lontani dalla nostra epoca.
Non ho l’abitudine di scrutare le persone dall’alto in basso, ma l’occhio mi cade immediatamente sui suoi scarponcini.
Sono anfibi militari d’epoca anzi, vintage. Li adoooro, avrebbe detto la fashion blogger di prima precipitata dal ponte…
Rischio di passare per scostumata, ma proprio non riesco a staccare gli occhi da quegli anfibi, neanche quando l’uomo ricomincia a parlare:
“Quei diavoli hanno messo le ali al loro treno. Non lo leggerete mai sui libri di storia”.
Caspita, l’argomento è pane per i miei denti! L’anziano guardiano di un ponte che sembra conoscere gli avvenimenti accaduti qui durante la Seconda guerra mondiale.
In altre situazioni l’avrei ascoltato per ore, ma una vocina mi suggerisce di non dargli confidenza.
Gli sorrido e dissimulo il mio interesse scattando numerose foto al panorama e alla vegetazione.
Così lo sconosciuto si allontana, e dirigendosi verso lo steccato artigianale, senza voltarsi mi ripete con garbo: “Per favore, non entrate nella galleria”.
C’è qualcosa che va oltre la sua gentilezza che mi fa desistere dal contraddirlo.
A malincuore lo ascolto (ma in verità neanche tanto a malincuore), così mi accontento di scattare qualche foto alla galleria da lontano.
Ma sì, c’è così tanto da vedere qui intorno. Mi affaccio nuovamente dal ponte per ammirare il Mingardo.
L’opera erosiva di questo fiume ha modellato un’architettura talmente affascinante da irretire anche la fantasia di Dante.
Sì, il Mingardo altro non è che lo Stige. E la Gola del Diavolo ha ispirato il Sommo Poeta nella sceneggiatura del suo Inferno.
Torno indietro sui miei passi. Alzo lo sguardo e incrocio il borgo abbandonato.
È lì che sto andando, ora.
Diversi minuti, parecchi metri, tanta fatica dopo
Dalla cima del picco roccioso riesco a vedere entrambi i tracciati, la vecchia e la nuova linea ferroviaria attraversano la valle quasi affiancate.
Riesco a vedere il sedime del ponte abbandonato e l’ingresso della galleria, che da quassù appare ancora più inquietante.
A dirla tutta non sono così tanto dispiaciuta per non averla potuta esplorare.
Scatto diverse foto alle rovine del borgo e poi crollo all’ombra di una grande croce installata da chissà quale artista.
Salire fin quassù è stata una faticaccia immane, i gradini ricavati nella nuda roccia sono impervi, sconnessi e decisamente pericolosi.
Per fortuna non incontro né anime vive, né anime morte…
Mentre riposo ripenso alle strane frasi di quell’uomo anziano. Frasi incoerenti e slegate, ma solo all’apparenza. Poi rimugino sulla storia del ponte fatto saltare in aria.
Ma certo, è vero! Ora che ci penso, durante il viaggio sulla lunga e noiosa statale per arrivare quaggiù, ricordo di essere passata sotto un vecchio ponte privo di una campata.
Senza volerlo, mi ritrovo su Google a cercare collegamenti sui luoghi che hanno fatto da teatro agli scontri della Seconda guerra mondiale nel Cilento.
Cerco notizie sul ponte abbattuto, sul convoglio tedesco e sulla ferrovia.
Scopro che quella di cui parlava lo sconosciuto, era una micidiale divisione corazzata tedesca, niente meno che una Panzer – Division, la “Leibstandarte SS Adolf Hitler” diretta in Sicilia per fronteggiare lo sbarco alleato.
Attivo il GPS e apro GMaps. Con il dito seguo la tratta della Tirrenica Meridionale all’altezza del punto in cui mi trovo e… caspita!
C’è qualcosa che non quadra. Conosco bene il Cilento e quello che sto guardando sulla mappa, nella realtà non esiste!
Ferrovia fantasma o errore di Google Maps?
Google riporta il tracciato di una ferrovia inesistente, ma dubito fortemente che si tratti di un errore del colosso di Mountain View.
Che poi, possibile che nessuno abbia segnalato questo errore (sempre se di errore si tratti)?
E possibile che Google non abbia provveduto a rettificare?
No, decisamente non sono errori da Big G, questi!
L’errore secondo me è piuttosto nel rendere pubblico per sbaglio un tracciato segreto, una ferrovia fantasma rettilinea e completamente sotterranea, che si congiunge alla linea ferroviaria ufficiale proprio qualche chilometro prima della galleria abbandonata.
Nonostante la stanchezza, mi risulta difficile tenere a bada il film che parte nella mia mente: perché quella ferrovia fantasma all’apparenza così inverosimile?
È una specie di acceleratore? Un portale dimensionale, o più verosimilmente una linea diretta per una base militare segreta, come scherzosamente ipotizzato anche dall’Associazione Ferrovie in Calabria?
Oppure un bypass conosciuto solo a pochi?
Ma vuoi vedere che è da qui che il convoglio di Hitler è riuscito a passare, in barba ai bombardamenti alleati sul ponte più a Nord?
Mi riprometto di indagare una volta tornata a casa.
Più tardi mi ritrovo giù al bar del paese.
La pandemia sembra non aver toccato la tranquilla quotidianità degli abitanti.
La vita qui scorre lenta, al ritmo placido delle acque del Mingardo, e gli anziani sembrano ignorare quello che sta accadendo al resto del mondo.
È uno spasso osservare una partita a briscola che si trasforma in un siparietto da bisca clandestina.
Sulle pareti del locale numerose foto d’epoca: il ponte in costruzione, la veduta con il borgo abbandonato, operai al lavoro sulla massicciata.
Vengo attratta da una foto in particolare.
Ritrae un soldato in posa con il ponte sullo sfondo. L’uomo è in divisa da Alpino (credo), ma il volto è in ombra e irriconoscibile.
Ordino un caffè al bancone. All’anziano barman non sfugge la mia curiosità per quei vecchi scatti.
“Signorì, sapete che quella ferrovia è maledetta? Sapete quante volte gli americani hanno bombardato il ponte fascista per tagliare la strada ai tedeschi? Macché Signorì, niente, neanche un graffio! La Gola del Diavolo è nu’ posto assaje fetènte!
L’uomo afferra uno straccio, e mentre asciuga distrattamente un bicchiere, continua a raccontare con lo sguardo perso altrove:
“Allora gli americani hanno abbattuto l’altro ponte più a Nord, ma quei dannati crucchi sono passati lo stesso. Da dove, non si sa!”
Ho una mezza idea, avrei voluto rispondere.
Poi, notando il mio insistente interesse per la foto con il soldato, l’uomo riprende a parlare con un piglio malinconico:
“Ero molto piccolo, ma quel soldato lo ricordo bene. In paese era conosciuto da tutti. Nel 1944 fu ferito a morte durante uno scontro a fuoco nella vecchia galleria. È stato l’ultimo guardiano del ponte”.
Eccolo, il terzo infarto della giornata.
Non conoscevo la storia del Roma-Milano scomparso nel 1911 e appena ho iniziato a leggere mi è venuta la “pelle d’oca” (si dice o è un’espressione dialettale piemontese?)
Non conoscevo nemmeno la storia del ponte sulla Gola del Diavolo – e già il nome in sé non promette niente di buono. Ti confesso una cosa: mentre stavo leggendo speravo di vedere le tue fotografie scattate all’interno della galleria maledetta, ma una volta arrivata alla fine del racconto ho tirato un sospiro di sollievo: per fortuna non sei entrata! Meglio non scoprire da sola il segreto della ferrovia fantasma – e del fantasma della ferrovia.
Anche il fatto di vedere il tracciato su Google Maps fa venire i brividi. E il pensiero del guardiano… non ci vedo pensare perché altrimenti questa notte non riuscirò a prendere sonno
“Pelle d’oca” è internazionale, vale e varrà sempre anche nelle galassie più remote 😉
Anche io avrei voluto raccogliere un bel bottino fotografico, ma non è propriamente un anno adatto a intrufolarsi in gallerie maledette… ecco magari la prossima estate ci riprovo 😛
Da non credere “l’errore” di GMaps! Vorrei mandare una mail ma ho paura di sollevare un polverone anzi, una tempesta di pietrisco e sassi da massicciata.
Perché ho l’impressione che tra poco mi restituirai la dose di brividi? 🙂
Fossi in te lascerei perdere, o rischi di trovarti il vecchio guardiano sotto casa in una notte buia e tempestosa!
Sì, tra un paio di ore 😉
Ottimo! Gli proporrò uno scambio per avere quegli anfibi divini! 😛
Ti aspetto, non mi muovo 😉
E per fortuna che non sarebbe stato creepy il racconto di quest’anno! L’incontro con il misterioso guardiano con gli anfibi retrò e il racconto del barista davanti alla foto sembrano usciti da un romanzo di Shirley Jackson! Non avevo mai sentito parlare del treno scomparso nel 1911 e non conosco la Gola del Diavolo, ma tu di sicuro, a forza di andare a caccia di atmosfere urbex, ormai te le porti dentro e sei bravissima nel trasportare anche noi lettori in questo mondo. Grande Dani!
Uh che complimentone… dici Jackson, dici angoscia! Grazie ma è immeritato! 🙂
Nemmeno io conoscevo il mistero del treno della Zanetti. L’ho scoperto per caso percorrendo i binari “morti” di Google cercando di approfondire il discorso di quella tratta fantasma. E ho scoperto un mondo! Le storie horror che corrono sulle traversine sono troppo affascinanti… altro che navi fantasma!
La Gola del Diavolo è solo l’inizio: tutta la valle si chiama Valle dell’Inferno, credo per via di Dante. Ad ogni modo quaggiù è facilissimo finire nel girone dei golosi, scusa il gioco di parole, ma si mangia “divinamente”. Sdrammatizziamo, va’ 😛
Ti ringrazio di cuore, Alessia!
Ma sai che non sapevo nulla di tutti questi treni scomparsi?
All’inizio della lettura, nonostante il titolo, ero convinta che tra quel mix di profumi di sambuco e liquirizia sarebbe saltato fuori un vecchio treno trainato da una vecchia locomotiva fumante ed invece hai fatto di più! Un’intera linea ferroviaria, per di più di un periodo storico che, secondo me, nasconde ancora misteri.
A quel “Giovinotta, state lontana dalla galleria” mi è venuto da ridere. Ho immaginato la scena e mentre ti scrivo mi sembra di vederlo l’ultimo guardiano del ponte con i suoi anfibi.
E ti dirò…anche il fischio di un treno inafferrabile con la croce uncinata che scompare in una galleria avvolta nella nebbia
Sarà che ormai ci siamo abituati ai treni che scompaiono… 😛 Chissà perché nella cronaca (e nell’immaginario) comune, sono sempre navi e aerei a scomparire di più. Eppure un treno fa decisamente più scena, soprattutto se è un treno datato e c’è di mezzo una galleria.
“Il fischio di un treno inafferrabile con la croce uncinata che scompare in una galleria avvolta nella nebbia”… mammamia, una scena da film!
A proposito, scomodo nuovamente il buon Google per cercare nelle vecchie filmografie un film in tema, sarebbe la conclusione ideale per questa serata 😉
Ti ringrazio, come sempre! :*
Un racconto degno di un X files. Quando hai iniziato a parlare di treni fantasma la mia mente è andata ad una scena di Ghostbuster 2 (il treno in metropolitana), e poi alla fine ad un’altra scena, quella di Lucky Luke con terence hill, una serie di moltissimi anni fa in cui si parla proprio di un treno fantasma e di una ragazza morta molti anni prima che aiuta lo stesso Lucky Luke.
Comunque sia ho letto molto volentieri tutta la storia, mi affascinano questi “misteri”. Anche perchè il nostro bel Paese (e non solo) è pieno di Misteri inspiegabili e risposte impossibili.
Brava Dani
Uh la ricordo quella serie, quanto mi piaceva (in realtà ero una fan di Jolly Jumper, la bianca cavalcatura del buon Luke) 😉
Ti ringrazio per la lettura, mi fa piacere che tu abbia apprezzato questo X files in salsa meridionale 😛 Ogni tanto mi piace spararmi una dose di sano mistero italiano 🙂
Buona domenica, Luca!
Io su Google Maps ho trovato una Casa di Babbo Natale fantasma… probabilmente mi segnalava il posto in cui la allestiscono per le festività e, quindi, era ovvio che a giugno non ci fosse. Questa cosa dei treni scomparsi nel nulla mi lascia perplessa, dovrei visionare il posto di persona per farmi un’opinione al riguardo…
Il fatto è che la ferrovia in questione non è una variante stagionale: o si tratta di una cosa veramente “grossa”, oppure di grossa c’è solo la svista di qualche tecnico di Big G 😉
La casa di Babbo Natale fantasma potrebbe essere uno scenario strepitoso per un racconto horror.
Perplessa? Sì, sono sparizioni inverosimili, ma non impossibili 😉 Il Cilento è un posto meraviglioso, devi assolutamente venire per farti un’opinione (anche sulla gastronomia) 😛
Grazie per la lettura!
MMiiii che racconti, alla Stephen King, non sapevo e mai letto del treno del 1911 scomparso;
A fine giornata coincidenze davvero strane, secondo me hai fattobene ad acoltare le parole del “guardiano del ponte”.
Ho visto bene, mahh il tracciato che tu hai segnato non sarebbe la galleria della nuova linea ferroviaria??
Ogni tanto mi piace “ovattarmi” e leggere questi racconti!!!
Franceso.
MMiii e tu che complimento… accostarmi al mostro sacro 😛 troppo buono, ti ringrazio ma è proprio il caso di dire che “non c’è storia” 😉
No, quel tracciato non esiste, nella realtà non c’è nessuna galleria lunga tutti quei km e poi così in linea retta… per questo è così strano! Seleziona l’opzione Satellite per renderti conto che è veramente una cosa inverosimile. Ad ogni modo è inquietante ugualmente, perché la variante fantasma è collegata alla galleria che (non) ho esplorato: ingrandisci e segui il tracciato della variante spostandoti verso destra, arriverai alla stazione di Centola. La ferrovia attuale devia verso il nuovo ponte in calcestruzzo, ma all’epoca quei binari portavano dritti dritti nella vecchia galleria! Il ponte abbandonato è evidenziato con un POI azzurro, dall’alto si vede benissimo anche se i binari sono stati ormai divelti.
Ti ringrazio per la lettura, Francesco.
Mahh forse non ho capito io, il nuovo tracciato della ferrovia, dalla stazione di Centola verso destra, vicino vi è l’agriturismo “Nido della Luna”, si imbocca la galleria? Non è l’inizio o la fine del tracciato che indichi tu?
Esatto, quello è il punto in cui la lunga galleria fantasma si unisce al tracciato ufficiale… sempre secondo Google.
Invece la galleria abbandonata (dove ho incontrato il tizio) è a Sud Est.
I mitici racconti del 31 ottobre. Da leggere tutto d’un fiato per la tensione. Molto bello e interessante questa storia che non conoscevo proprio. Vado a curiosare su Google Maps!
Ciao Giulia, come stai? Eh una volta l’anno vi tocca 😉
Pensa alla mia di tensione: scopro una ferrovia fantasma mentre visito un borgo fantasma. Forse ho scelto inconsciamente di sedermi ai piedi della grande croce per protezione… 😛
Fammi sapere se scopri qualcosa. Un grande abbraccio dall’Italia!
Non ne avevo mai sentito parlare. Ma il vecchietto era reale? Ad un certo punto del tuo racconto ho avuto seri dubbi… un guardiano di un luogo del genere è quasi surreale o irreale.
Che storia straordinaria hai condiviso, in Portogallo ci sono tantissime linee abbandonate ora mi tocca scoprire se anche qui ci sono misteri irrisolti. 😉
Tantissime linee? Allora troverai di sicuro qualcosa. In Italia ci sono dei veri e propri database che raccolgono tante informazioni utili sui tracciati dismessi.
Prima della pandemia le associazioni organizzavano la “giornata delle ferrovie dimenticate” con raduni e trekking lungo i tracciati abbandonati più belli d’Italia!
Sì, il vecchietto era reale!
E anche la foto del soldato!
Sono davvero la stessa persona? Non credo di volerlo scoprire…
Invece come sono i fantasmi portoghesi? Sono curiosa! 😛
Grazie Lilly! 🙂
Eh, no, Orsa, dovevi entrare nella galleria! Che avventuriera combattente sei?
Bella storia, però, ideale per farci un racconto, un giorno.
Ma sai, il vecchietto è stato gentile. E con la gentilezza io mi sciolgo.
La galleria è sempre lì, posso conquistarla quando voglio 😉
Grazie di cuore e benvenuto!
Non mi perderei mail il tuo appuntamento con i racconti del 31 ottobre, nel quale hai oramai trascinato tante altre blogger!
Ancora una volta, un’appassionantissima storia!
Grazie mille, Elena! 🙂
Perché non ci raggiungi l’anno prossimo? Chissà quante storie dalla verde e follettosa Irlanda!
Ti aspettiamo davanti al camino dei racconti 😉
Più che di questi binari fantasma, tracciati o segnalati che siano, sono rimasta sconvolta…ok gli aerei che spariscono ma pure i treni? Ma come è possibile? E ci è, u thriller! (Leggere alla barese)
Ci ho provato ma mi occorre una lezione di dizione pugliese, magari in DAD 😛 E chi ci pensava pure ai treni, hai visto che roba? 😉
se segui il tracciato della linea ferroviaria “fantasma” c’è un tratto scoperto con un terreno coltivato che rimarca la traccia della linea ferroviaria!
Buongiorno Alessandro, sto risalendo il tracciato ma purtroppo non vedo il particolare a cui fai riferimento. Potresti magari copiare e incollare le coordinate in un commento? 🙂
Ho notato numerosi cavi dell’alta tensione che in alcuni punti si sovrappongono alla linea fantasma… la suggestione e la voglia di credere a un qualcosa di misterioso e tanta! 😉
Grazie per esserti fermato a leggere! 🙂
Ciao Daniela, il ponte interrotto che vedi nei pressi di Agropoli, fu abbattuto per costruire la superstrada. Cerca su google: “ponte mattoni agropoli”, ti uscirà una foto della demolizione. Per quanto riguarda la galleria, essa è facilmente percorribile: ci passano escursionisti e agricoltori ogni giorno (ci sono passato anche io). Prima del ponte sarai sicuramente passata per un piccolo edificio adibito a capanno per attrezzi, forse immerso in cianfrusaglie e vegetazione. Quello era il vecchio casello ferroviario e un mio zio ne è stato il custode fino alla chisura del ponte nel 1965.
Ciao Francesco, grazie per le precisazioni sul ponte di Agropoli.
La galleria (quando l’ho percorso io il ponte) era sbarrata, c’era uno steccato. Ho visto qualche orticello e sì, tanta sterpaglia, ma non mi sono accorta del vecchio casello, altrimenti l’avrei esplorato subito!
1965? Sarebbe bello raccogliere le testimonianze di tuo zio relative agli anni ’39 ’43, avrà visto sicuramente passare truppe e divisioni tedesche (oltre che sentire le bombe degli alleati).
Grazie anche per esserti fermato a leggere 🙂
Racconto molto intrigante e misterioso, scrittura davvero buona e coinvolgente, complimenti!
Ci sei più tornata?
Ciao Mattia ti ringrazio per i complimenti e soprattutto ti ringrazio per averlo letto 🙂
Purtroppo no, ma conto di tornarci perché all’epoca c’erano i ponteggi per la ristrutturazione del castello… e vorrei riportare a casa due scatti più decenti 😉
Grazie ancora!
Mamma mia, quanto scrivi MALE. Ti avvolgi su te stessa, ti commenti in modo irrilevante, chiacchieri, fai l’ingenua, civetti col lettore… Impossibile arrivare neanche a metà del disordinato resoconto
Siccome scrivo MALE (e a dirla tutta neanche ho tempo/voglia di replicare), lascio che sia ChatGPT a risponderti: “La prossima volta farò del mio meglio per accontentare il tuo elevato gusto letterario”.
Tu invece la prossima volta abbi il coraggio di firmarti e di non usare email false. Anche perché non sai con chi hai a che fare…
Ciao Orsa, grazie per questo testo che io ho trovato veramente scritto bene! (e ho studiato filologia 😉 ), quindi non cambiare niente! E’ proprio un tuffo nel mistero ^^, mi da proprio la voglia di venire a scoprire questi posti che hanno tutti questi nomi altamente ispiranti 😛 (io sto al confine Trentino/Veneto, numerose gallerie si, anche forti abbandonati (uno in fondo al mio giardino, pure), ma niente fantasmi purtroppo; e idem per quella storia del treno fantasma della Zanetti del 1911, in realtà è tratto di un racconto di Nikolay Cherkashin, non ha niente di storico: ad esempio dal 1905 tutti i treni in Italia diventano proprietà dello Stato, non può essere esistita una compagnia privata chiamata ‘Zanetti’ nel 1911…). Ma nulla toglie al fatto che i viaggi nello spazio-tempo sono teoricamente resi possibili in fisica quantistica! Quindi.. buone scoperte e prospettive future (e presenti – e magari anche passate 😉 )!
Ciao Fabienne grazie di cuore per la lettura! Un forte abbandonato nel giardino… che fortuna pazzesca, io l’avrei eletto a mio rifugio per direttissima! 😀
Sì, ci sono buone probabilità che il caso Zanetti sia una leggenda, ma non è detto sai? Mi hai fatto venire voglia di approfondire e cercare notizie tra gli archivi dell’epoca! Abbiamo nomi, date e luoghi, non dovrebbe essere difficile smentire o… confermare il mistero 😉
Grazie ancora!