L’immaginazione ha bisogno di luoghi propizi per materializzarsi, e quale teatro migliore della Romania, dove le storie più terrificanti prendono forma per far rizzare i capelli sia a chi le ascolta sia a momenti allo stesso narratore?
Folklore, storielle per ragazzini: c’è chi alzerebbe il sopracciglio qualificandole come sciocchezze, ma chi oserebbe mai smentire o, peggio, verificare sul posto leggende metropolitane di città come Bucarest?
Perché non importa quale direzione voi prendiate nella capitale della Romania, in ogni sua traversa lastricata, in ogni bel quartiere o parco periferico, vi imbatterete in storie che raccontano di cose inspiegabili. Di anime in cerca di pace.
E di ristoranti che servono carne umana.
Balta Vrăjitorel, lo stagno delle streghe
ph. Florin Nastasa
Partiamo subito da questo posticino ameno da cui mi sono tenuta debitamente alla larga fotografandolo da lontanissimo e al sicuro dal finestrino dell’auto. Sono atterrata a Bucarest col buio, altrimenti l’avrei fotografato da ancora più lontano dal finestrino dell’aereo.
Nella periferia nord orientale di Bucarest, la piccola foresta Boldu-Crețesca nasconde uno dei luoghi più terrificanti della Romania, altro che la Transilvania.
Quello che apparentemente sembrerebbe un comune specchio d’acqua di appena 5 metri di diametro, è in realtà un concentrato di forze oscure.
Ma cos’ha di strano questa fonte, non d’acqua, ma di leggende urbane? Di strano ha che le sue dimensioni sono tali da secoli. L’acqua non ghiaccia d’inverno e non si prosciuga d’estate. Nessuna forma di vita pare essere riuscita a proliferarvi e nessuna forma di vita selvatica sembra avere voglia abbeverarsi!
I locali affermano che questo stagno dall’aspetto poco rassicurante non abbia fondo. Le cronache addirittura raccontano che si fece un tentativo di tamponarlo con vagonate di macerie del devastante terremoto che colpì Bucarest nel 1977. Tuttavia le tonnellate di ruderi sparirono inghiottite dall’acqua nel giro di poche settimane.
Inoltre non sono pochi gli eventi paranormali che vi si verificano. Dalle strane luci ai temporali che a sorpresa si formano appena sopra il pelo dell’acqua, tanto che le streghe zingare si ritrovano qui da ogni parte del mondo nelle notti di San Giorgio e Sant’Andrea, perché allora si aprirebbero le porte verso altri mondi e dimensioni parallele.
Quale spiegazione a tutto ciò?
Basta come madre delle spiegazioni il fatto che proprio qui sia stato decapitato Vlad Țepeș, dopo essere stato tradito dai boiardi infedeli? Gli storici non hanno mai determinato con precisione la data e il luogo della morte del Conte Dracula, ragion per cui questa versione resta ancora accreditata.
Budapesta, il ristorante che serviva carne umana
Gli anziani abitanti di Bucarest ancora ricordano lo splendore del locale. Tendaggi di seta verde, un tappeto rosso e una specie di “maresciallo” in uniforme che accoglieva gli ospiti alla porta: benvenuti nel nostro ristorante… dove un sottile confine separa l’ospite dal piatto del giorno. Il Budapesta era frequentatissimo a cavallo tra gli anni ’70 e ’80, ed era conosciuto per servire specialità ungheresi a base di carne, tanto che cuochi e camerieri venivano mandati a Budapest per imparare a realizzare le pietanze magiare. Fin qui tutto regolare.
La leggenda metropolitana vuole che dal menù del giorno si potessero ordinare fegato fritto, rognoni e altre raffinatezze di carne umana. Nel periodo comunista la crisi economica che attraversò la Romania fu tale che la carne scarseggiava ovunque, e la popolazione faticava a trovare fonti di proteine. E però la carestia imperava in tutta Bucarest tranne che al Budapesta, dove il camion scaricava la carne con preoccupante quotidianità. L’inevitabile isteria popolare portò la gente a spiare le forniture del ristorante, che fu costretto a scaricare la carne dal retro, in piena notte e dalle finestre delle toilette. I sospetti sulle macabre commesse si abbatterono addirittura sull’ospedale militare della città, praticamente a chilometro zero.
Ad alimentare l’orrore, la morte nel 1985 di un cliente che aveva pranzato al Budapesta: l’autopsia rivelò che il poveretto aveva mangiato un fegato umano. A quel punto si resero necessarie le indagini della Milizia. Il ristorante fu rivoltato come un calzino e il personale interrogato per settimane con i noti metodi della polizia dell’Est. Ma non fu mai trovata nessuna traccia di carne umana.
Il Budapesta ha chiuso le sue cucine nel 2000, oggi al suo posto c’è un fast food che serve piatti a base di pollo ultra fritto. Insomma, una carne unta e pericolosissima per le coronarie, ma che almeno non ha bisogno di un’autopsia per essere servita…
La statua nel cimitero
L’antico cimitero Bellu è il luogo di riposo sia di gente comune sia di molti grandi nomi della cultura della Romania. I ricchi mausolei in cui riposano accademici, filosofi e musicisti si alternano ai bei monumenti in stile gotico. Tra questi, una statua in marmo nero che ritrae una giovane donna in ginocchio con le mani protese, come a invitare i visitatori a sedersi sul suo grembo per riposarsi. La tomba apparteneva a una donna morta suicida in seguito al tradimento dell’uomo amato. La leggenda dice che chiunque si fosse seduto di notte su quella donna di marmo, sarebbe morto soffocato.
Si tratta di una delle leggende metropolitane di Bucarest più diffuse tra i giovani, tanto che molti di loro hanno provato a sedersi sulla statua per gioco o per sfidare la sorte. Che guai a sfidarla!
Una mattina di qualche decennio fa, il custode fece una macabra scoperta: tra le braccia della statua giaceva il corpo senza vita di un’adolescente.
Anni più tardi si scoprì che la ragazzina era una discendente dell’uomo traditore. In seguito a questa tragedia, la statua vendicativa fu rimossa dal cimitero e spostata in un luogo di cui ancora oggi s’ignora l’ubicazione.
L’ascensore dell’Hotel Cismigiu
Costruito nel 1914 lungo uno dei Boulevard più belli di Bucarest, l’Hotel Cișmigiu è circondato da splendidi edifici in stile Liberty e parchi incantevoli. Negli anni ’80 fu trasformato nel dormitorio studentesco dell’Accademia di teatro e cinema. Le cronache raccontano che durante un blackout durato un intero fine settimana, tutti gli studenti furono invitati a lasciare il dormitorio. Tutti tranne una: una studentessa moldava che non sapeva dove andare, rimase nel Cismigiu e precipitò accidentalmente nel vano dell’ascensore.
La morte purtroppo non sopraggiunse immediatamente, ma solo dopo ore di terribili agonie. Il dormitorio deserto fu l’unico testimone di pianti e urla disperate. Oggi il Cismigiu è stato ristrutturato e ha ripreso la sua funzione di hotel, davvero un superbo e moderno hotel. Ma molti ospiti giurano di sentire ancora oggi grida strazianti provenire dalla tromba dell’ascensore.
Bucarest e le sue leggende metropolitane: l’orfanotrofio di French Street
E dire che avevo evitato come la peste di prenotare una camera all’Hotel Cismigiu salvo poi scoprire che ho soggiornato in French Street. Credetemi, Strada Franseză non ha un aspetto per nulla rassicurante. Ai civici 13 e 14 la leggenda narra che esistesse un orfanotrofio gestito da Stavrache Hagi-Orman, una sorta di Fagin, l’odioso personaggio di Oliver Twist.
Pare che questa malvagità fattasi uomo, gioisse nel rinchiudere i bambini privandoli di cibo e acqua fino allo sfinimento. Le cronache riferiscono un totale di 203 fanciulli che hanno perso la vita nell’orfanotrofio, i cui spiriti – secondo gli abitanti delle strade adiacenti – infestano ancora oggi le mura di quella casa con le persiane sbarrate da decenni. E sono in molti, turisti compresi, a sostenere che dopo la mezzanotte, si sentano ancora le voci acute e stridule dei più piccoli che gridano disperati:“Vogliamo l’acqua, l’acqua!”
Luoghi infestati, autobus e ambulanze fantasma: altre leggende metropolitane di Bucarest
La storia non scritta di Bucarest ha riservato interi capitoli al suo bel centro storico, che già di per sé è un susseguirsi di palazzi in stile Liberty abbandonati dall’aspetto inquietante (per me sono bellissime rovine). A questo si aggiunge il corredo di storie atroci che circolano sul loro conto.
Come la Casa del sangue nero, appartenuta a Mircea Eliade, uno degli scrittori più famosi della Romania del primo Novecento. Si ritiene che lo spirito che infesti la casa abbia ispirato lo scrittore a comporre i suoi più noti capolavori di fantasia. Dal 1946 ad oggi quella casa non è più stata abitata e periodicamente sulle mura esterne appaiono e scompaiono dal nulla delle misteriose macchie di sangue nero a forma di 666.
E poi ci sono leggende metropolitane più recenti, come il filobus fantasma della linea 75 che viaggia di notte a fari spenti, o addirittura le ambulanze che rapiscono i bambini per prelevare loro gli organi. Era il 2011, quando tra le strade di Bucarest venne avvistata un’ambulanza che rapiva i bambini e ne abbandonava i cadaveri privi degli organi. Per molto tempo i cittadini, presi dal panico, scesero per le strade armati di bastoni e pietre, minacciando qualunque ambulanza passasse loro a tiro.
E che dire del Foișorului de Foc (Torre del fuoco) oggi museo, ma nel secolo scorso torre di osservazione dei vigili del fuoco? Si racconta che un pompiere vi sarebbe morto per combustione spontanea. Da quel momento, alle 23:30 di ogni 9° del mese, la torre viene attraversata da strane luci, una specie di fuoco vivo che esce dalle finestre per fluttuare sul quartiere. Molti visitatori del museo riferiscono tuttora sensazioni di bruciore e dolore combinate con una paura inspiegabile.
Insomma, con le leggende metropolitane di Bucarest non si gioca… soprattutto d’azzardo. Dell’antico casinò Casa Vernescu, ho potuto ammirarne solo gli esterni, ma si dice che sia un posto decisamente spaventoso. Pare sia infestato dagli spiriti di tutti gli uomini morti suicidi per aver dilapidato le proprie ricchezze ai tavoli di questa bellezza ottocentesca.
Le storie popolari di Bucarest e le loro radici sociali
Di amico in amico, di cugggino in cugggino, quanto c’è di vero in una leggenda metropolitana? Perché crediamo al furgone che rapisce i bambini o all’alligatore nelle fogne di NY? Le credenze popolari spesso attengono più alla sfera sociologica che a quella paranormale.
E in effetti gli studiosi attribuiscono alle leggende metropolitane una funzione sociale, quella cioè di veicolare o dirottare un’informazione, di generare caos e confusione, proprio perché riflettono le paure e le credenze più diffuse. In tal senso le leggende popolari possono diventare dei “leader” capaci di indurre ansie e paure verso eventi solo in apparenza sconosciuti. Questo perché gli strati sociali più poveri – quelli con l’immaginazione più fervida – tendono a rispettare e timorare più una leggenda che una legge.
Infatti molte storie, sebbene spesso iperboliche o al limite dell’inverosimile, celano ammonimenti impliciti a evitare luoghi ritenuti pericolosi, oppure ad alimentare l’avversione contro le diseguaglianze sociali. Il Budapesta per esempio era frequentato da persone altolocate e molto ricche. La fama di ristorante per cannibali potrebbe suggerire una critica allusiva alla corruzione morale e ai comportamenti aberranti legati all’eccesso di ricchezza?
Sta di fatto che nonostante le indagini non abbiano riscontrato atti di cannibalismo, a Bucarest di quel ristorante ancora se ne parla sottovoce.
Perché in sostanza è lì che risiede la forza delle leggende metropolitane: il potere di far venire i brividi non perché siano vere, ma perché potrebbero…
– Racconti del 31 ottobre collection –
Il laghetto sembra a forma di cuore… ma magari è solo questione di prospettiva.
Bellissima l’architettura dell’Hotel Cismigiu!
Le leggende, urbane e non, sono sempre interessanti, anche se molte creare solo per attirare turisti. O magari si fondano su… un fondo di verità.
No no, quale cuore, è solo la prospettiva 😀 Io l’ho solo sfiorata da lontano quella piccola foresta, ma già dal finestrino dell’auto metteva i brividi 😉 Il Cismigiu è davvero superbo, come tutte le architetture della città! Credimi, io non ho avuto modo di riporre il telefono in tasca tanto dei soggetti da fotografare! Bucarest mi è piaciuta tantissimo.
È proprio quello il fascino irresistibile, l’idea che abbiano un fondo di verità anche se a volte sono decisamente inverosimili. Per i turisti dici? Può essere, alcune sembrano create ad arte, ma altre sono originarie di epoche in cui il turismo neanche esisteva. W il folklore 😉
Mentre cerco di convincermi che si tratta solo di leggende metropolitane e di storie che qualcuno a raccontato al cugggino di qualcuno, non posso fare a meno di farmi venire la pelle d’oca pensando alle storie che hai raccontato. In linea di massima mi dico sempre che non bisogna crederci, ma poi… come dici tu potrebbe anche essere vero.
Tutti racconti da brivido, ma in particolare ce ne sono due che mi fanno gelare il sangue (e ringraziare il fatto che il mio cane sia seduto qui di fianco a farmi compagnia): lo stagno delle streghe, perché mi immagino di capitare da quelle parti per caso, magari la sera, e di incontrare una strega dall’aspetto gentile che poi però si rivela per quello che è. Insomma, un incubo. E poi la casa del sangue nero! Il mio problema è che non riesco a immaginare queste cose con distacco, ma immagino sempre di trovarmi nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Complimenti anche questa volta!
Il reparto “abandoned” di Bucarest fa davvero impressione già di suo, le classiche case dell’orrore delle pellicole più paurose! E poi scopri che a fare paura non è solo il loro aspetto, ma anche le storie che circolano sul loro conto! Pensa che case belle e storiche come quelle, in Italia sarebbero state occupate per direttissima dai senzatetto abusivi, qui invece nessuno ci accosta, nemmeno i gatti randagi! Mi ero documentata sulle leggende metropolitane di Bucarest già prima di partire, infatti il mio è stato anche un tour fotografico tematico. E per questioni di lunghezza del post non ho citato altre leggende… roba che con quel materiale avrei potuto scriverci un libro 😀 Insomma la Transilvania in confronto è stata Disneyland! 😛
Grazie Silvia! 🙂
Tu pensa alla mia faccia quando, leggendo la preview ricevuta per mail, mi ritrovo con “E di ristoranti che servono carne umana.”! Sono in una strada buia e in sottofondo ci sono le urla dei ragazzini che corrono per strada con maschere di morte. Un brivido mi corre lungo la schiena. Paura.
Dovevo aspettarmi che le leggende di Bucarest sarebbero state le protagoniste della tua saga di racconti del 31 ottobre. E sì, devo ammetterlo, la Romania nella mia immaginazione evoca immagini paurose 🙂
Non solo la magia delle parole, ma anche delle fotografie cupe in bianco e nero che si sposano benissimo con il racconto. Ma gli animali del bosco si tengono pure loro lontano dallo stagno delle streghe?
Non potrò più togliermi dalla testa il ristorante che serviva carne umana. Ok, i sentito dire ma l’uomo che muore e l’autopsia rivela che aveva mangiato carne umana..be quello ha scalfito certe mie certezze sulle leggende metropolitane.
Grazie Daniela per questo brivido versione Bucarest!
Oddio che tempismo la newsletter di WP hahhahaha immagino eccome! 😛 Esatto, anche gli animali selvatici si rifiutano di abbeverarsi, pensa che nei dintorni c’è un centro equestre e leggevo che anche i cavalli rifiutano di avvicinarsi alla pozza. Mo’, è vero che le storie che circolano sul conto dello stagno sono “leggermente” inverosimili, però gli animali non subiscono l’influenza di una credenza popolare, come si sposa questo con il folklore? E io e te alla sensibilità dei cavalli ci crediamo! 😉 E poi ci sono leggende che si sono rivelate tristemente vere, come quella dei bambini che vivono nelle fogne di Bucarest, la ricordi? Purtroppo ho visto tantissimi clochard anche giovani spuntare praticamente dal nulla. Chissà se davvero vivono ancora nella Bucarest sotterranea? Guarda, secondo me la Milizia sapeva eccome… però tra gli alti funzionari ci sarà stato qualche cliente affezionato del Budapesta, quindi tutto insabbiato. Peccato che abbia chiuso, io ero pronta a entrarci anche solo per dare uno sguardo al menu 😉
Ti ringrazio come sempre 🙂
Mai sottovalutare le leggende popolari: nascondono sempre un pizzico di verità! La credenza che trovo più gustosa (passami il gioco di parole) è quella sulla carne umana a chilometro zero; dopotutto, offrivano anche un servizio di smaltimento per la comunità. Complimenti per la raccolta di storie straordinarie! Meno male che ho letto l’articolo di giorno… altrimenti non so se sarei riuscito a chiudere occhio stanotte
Grazie per i complimenti 🙂 È anche la mia leggenda preferita, chissà perché la considero quella più verosimile nonostante in effetti sia la più truce. Peccato davvero che il ristorante abbia chiuso le cucine, sai che pubblicità sarebbe stato il sospetto di servire carne umana ai giorni nostri, ai tempi dei social? Una fama (e anche una fame) da pienone a pranzo e a cena! Hahahahah sono morta sul “servizio smaltimento” 😛
Grazie per la lettura e bentornato!