Umberto è la mia parte maschia.
Sì, il lato maschile del mio carattere ha un nome di battesimo storicamente altisonante, e che in antico germanico significa “giovane orso”, o meglio, “orsacchiotto”. Ma a lui non diciamoglielo.
Umberto è un tipo volitivo, autoritario, prepotente e dominante.
Umberto non mi lascerebbe mai e poi mai fare shopping come una comune donzella, e solitamente lo accontento volentieri… perché sapete, anche la mia parte femminile non ama fare shopping.
Ma Umberto lo imbavaglio e lo chiudo nello scantinato, nel momento in cui le compere in viaggio possono trasformarsi nell’occasione di visitare un autentico tempio allo shopping.
Lo struscio ai tempi della Belle Époque
Le Gallerie commerciali, comunemente detti “Passages”, sono degli eleganti salotti a cielo chiuso: vie e piazze coperte sulle quali si affacciano vetrine, uffici e caffetterie d’altri tempi.
A differenza dei mercati coperti, che pure mi concedo di visitare in viaggio, le Gallerie d’epoca non hanno bancarelle e non vendono generi alimentari. Questo per via del prestigio conferitogli dal carattere squisitamente monumentale.
I Passages e le Gallerie coperte sono infatti il regno dove dominano specchi, marmi, pregevoli stucchi e atmosfere Liberty.
Le Gallerie sono figlie della Belle Époque parigina, periodo in cui gli architetti post rivoluzionari francesi progettarono un luogo dedicato allo shopping nell’intenzione sì democratico e accessibile a tutti, ma di fatto, diciamolo, profondamente borghese.
Col tempo infatti, le Gallerie e i Passages coperti persero la connotazione puramente commerciale, e divennero luoghi di svago e intrattenimento. Ogni Galleria aveva il suo teatro, e le sue sontuose caffetterie frequentate dai più grandi artisti e intellettuali dell’epoca.
Da comodità pensata per fare gli acquisti al riparo dalle intemperie, a occasione per vestirsi in maniera sciccosa ed elegante: le Gallerie insomma, offrirono a molti un pretesto per sfoggiare l’acquisizione dello status di neoborghesia.
Forse è proprio qui dentro che si sono praticate le prime rudimentali forme dello struscio.
Promozione o retrocessione?
E il volgo? Anni più tardi, verso gli inizi del Novecento, il proletariato si prenderà la sua bella rivincita con i Grandi Magazzini.
I Passages più belli, costretti a subirne la spietata concorrenza, vennero elevati a monumenti, diventando parte del patrimonio architettonico e culturale di molte città del Vecchio Continente.
Una promozione, o piuttosto una retrocessione, che comportò il sacrificio e la chiusura di molti piccoli Passages, come la sfarzosa Galleria De Cristoforis di Milano, prima Galleria coperta realizzata in Italia nel 1832, demolita per far spazio all’attuale Galleria Vittorio Emanuele.
Oggi i Passages sono appannaggio delle grandi firme internazionali, ma nonostante gran parte di quelle malinconiche atmosfere ottocentesche sia sfumata via, in una Galleria ci si può ancora sentire come un gentiluomo.
Bello immaginare di attraversarla indossando cilindro e bastone da passeggio (è Umberto che sta scrivendo), sbirciando le vetrine incorniciate da splendide boiserie, oppure sorseggiando un tè tra servizi vittoriani e tappezzerie di raso.
Ma bando alle fantasticherie, ecco alcune tra le Gallerie e passaggi coperti più belli in cui ho trascinato Umberto per i capelli:
- Galleria Subalpina Torino
- La Galleria San Federico Torino
- Galleria Vittorio Emanuele II Milano
- La Galleria Umberto I Napoli
- Galleria Vittorio Emanuele III Messina
- Passage de Pommeraye Nantes
- The Exchange Arcade Nottingham
- Gli splendidi Passages di Bucarest
La Galleria Subalpina di Torino
È una delle cose più belle che abbia mai visto: la perfetta espressione sabauda di lusso ed eleganza. La Galleria Subalpina di Torino è un Passage ottocentesco in cui sembra essere esplosa una bomba al barocco.
Al suo interno è ancora in attività Caffè Baratti & Milano, una delle caffetterie più antiche di Torino, frequentata ai tempi da letterati e scrittori come Edmondo De Amicis.
Curiosità: Dario Argento vi girò alcune scene del film Quattro mosche di velluto grigio.
La Galleria San Federico di Torino
Ubicata in pieno centro, la Galleria San Federico si differenzia per essere uno dei primi Passaggi realizzati da una copertura in cemento.
Tra i maestosi colonnati di marmo, spiccano l’ingresso dello storico Cinema Lux e gli affacci di prestigiosi uffici, alcuni dei quali hanno ospitato la sede storica del quotidiano La Stampa e, fino al 1965, anche la sede della Juventus.
Curiosità: a Dario Argento i Passages piacevano proprio tanto, dopo La Galleria Subalpina scelse anche la Galleria San Federico per girarvi alcune scene di Profondo rosso.
La Galleria Vittorio Emanuele II di Milano
È tra i più celebri esempi di architettura del ferro e del vetro, purtroppo tristemente nota per un inutile quanto dannoso rituale: pestare le balle al povero toro intarsiato nel pavimento.
Il rito scaramantico/propiziatorio consiste nel ruotare su se stessi per tre volte con il tallone del piede destro posizionato sui genitali del toro.
Purtroppo l’azione usurante e deleteria delle masse desiderose di fortuna e gloria, costringe l’amministrazione a continui e costosi restauri. Le origini di questo rito tribale sembrano risiedere in un’antica rivalità tra Milano e Torino, il cui simbolo è appunto il toro.
Curiosità: la Galleria ospita l’unico hotel a 7 stelle d’Europa, il Town House Galleria di Milano.
Galleria Umberto I di Napoli
Questo monumentale capolavoro è stato edificato in soli 3 anni, e per oltre 50, è stato “l’ufficio” degli Sciuscià, i lustrascarpe resi famosi dal film di Vittorio De Sica.
Anche la Galleria Umberto I è un trionfo di stucchi e intarsi di marmo… ma l’unico toro è quello dello zodiaco che decora l’elegante pavimento.
Curiosità: nei sotterranei della Galleria è ancora in attività il Salone Margherita, un antico teatro (oggi anche pizzeria) che ha vissuto epoche gloriose e ospitato menti brillanti come quella di Matilde Serao, Salvatore di Giacomo, Gabriele d’Annunzio, Francesco Crispi e tanti altri.
Galleria Vittorio Emanuele III di Messina
Pare che discenda da un antichissimo suq arabo, al quale è stato dato successivamente un elegante abito Liberty.
A differenza delle Gallerie di Milano e Napoli, realizzate in pieno boom del ferro&vetro, la Galleria Vittorio Emanuele III di Messina è riferibile agli stili più modernisti, laddove il cemento armato prende il posto del ferro nella realizzazione delle coperture, esattamente come nel caso della Galleria di San Federico a Torino.
Curiosità: nel 2018 l’amministrazione comunale dota la Galleria di un pianoforte pubblico, in modo che le sue note allietino uno degli spazi più belli di Messina. Dopo una lunga e tormentata storia di vandalismi, incuria, e tentativi di trafugamento, il pianoforte è stato messo a tacere definitivamente. Lo scorso giugno è stato finalmente rimosso da quell’angolo in cui versava in stato di agonia e abbandono.
Gallerie e passaggi coperti francesi: Passage Pommeraye di Nantes
Bella, davvero bella. Lussuosa e faraonica, non a caso è annoverata tra le più belle Gallerie e passaggi coperti europei.
La sua architettura è molto elaborata: lo scalone scenografico serve per congiungere i tre piani escogitati per colmare il marcato dislivello stradale di Nantes. Proprio per questo è una Galleria unica in tutta Europa.
Curiosità: André Pieyre de Mandiargues, scrittore e drammaturgo francese, ha voluto vedere negli ambienti del Passage, gli scenari abissali descritti in Ventimila leghe sotto i mari di Jules Verne, nativo proprio di Nantes.
Secondo lo scrittore:
I contorni dei portici, questa vegetazione palustre, le tinte opaline e torbide, collocano abbastanza bene il passaggio di Pommeraye nei paesaggi abissali di Ventimila leghe sotto i mari, dove i sommozzatori, guidati dal capitano Nemo, vanno a caccia di tartarughe e squali tra i colonnati dell’Atlantide sommersa.
Gallerie e passaggi coperti inglesi: The Exchange di Nottingham
Situata proprio accanto alla sede dell’attuale Sceriffo di Nottingham, The Exchange Arcade è la Galleria di negozi più antica ed elegante della Contea. Fu inaugurata da Edoardo VIII e si affaccia in piena Old Market Square.
Curiosità: alzando lo sguardo sulla cupola, è possibile scorgere tra gli affreschi del 1929 niente meno che un dipinto che ritrae quel famoso ladro in calzamaglia verde circondato della sua scanzonata brigata di compagnoni!
Le Passage Macca-Villacrosse di Bucarest
Questo splendido Passage risale al 1861, il periodo più prospero di Bucerst, l’affascinante capitale della Romania. Tra i suoi edifici si può ancora respirare quella Belle Epoque che ai tempi le valse il soprannome di Petit Paris. Nata per collegare la Old Town con uno dei Boulevard più centrali di Bucarest, il Passages attualmente è un ritrovo turistico che ospita ristoranti, caffetterie e bar shisha dove fumare il narghilè.
Curiosità: il progetto originario prevedeva la demolizione di tre edifici. I proprietari dei due edifici esterni, Macca e Villacrosse, furono ben felici di accettare l’esproprio, ma il proprietario dell’edificio centrale si rifiutò per la presenza di una locanda storica. Il Passaggio Macca-Villacrosse deve quindi la sua forma a forcella all’esistenza di questa locanda.
Centri commerciali e gallerie moderne
Premetto che non amo i centri commerciali, ma ne ho visti di notevoli, e meriterebbero un post a parte. Spesso collocate all’interno di stazioni ferroviarie o aeroporti, le moderne Gallerie commerciali sono dei villaggi immensi “salva viaggio”.
Mio malgrado, le ho utilizzate numerose volte come piano B. Mi hanno salvata dalla pioggia, dai gelidi inverni del Nord Europa, e sono stata una sorprendente alternativa quando ho beccato i musei chiusi.
E a volte, mi sono state utili per intrattenere il mio lato maschio.
Praga: Umberto che aspetta il mio permesso per andare a giocare con Thor e Hulk
Anche voi vi concedete una breve visita in Gallerie e passaggi coperti mentre siete in giro per l’Europa?
Che articolo particolare! Non ho mai pensato molto a questo tipo di luoghi, ma ricordo di essere stato alla galleria di Milano. Segnalo anche le Gallerie Reali di Bruxelles, nel caso capitassi da quelle parti.
Le ho appena viste su Google, mammamia che spettacolo! Sono stata in Belgio solo di passaggio… cosa mi sono persa, peccato!
Io e Umberto ti ringraziamo per la segnalazione e soprattutto per la lettura 😉
Conosco ovviamente quelle di Torino, che sono veramente una cosa spettacolare: eleganza, fascino, e chi più ne ha più ne metta. Uno si sente già più raffinato solo a passeggiare sotto quelle gallerie. Ah, Dario Argento! Sai che ho cercato più volte qualche tour sui luoghi torinesi dei suoi film ma non ho mai trovato niente? A parte questa parentesi, tra queste gallerie ho visto anche quella di Milano e brevemente quella di Napoli quando ci sono stata per lavoro (pensandoci bene è stata una delle pochissime cose che mi hanno mostrato durante quel brevissimo soggiorno). Così su due piedi mi viene in mente un posto simile a Londra, Leadenhall Market, che però ricordo come molto meno sfarzoso.
Mi piace Umberto, mi sa che ora ti toccherà farcelo conoscere meglio 😉
Eh caspita ma è ugualmente bello, sembra una sorta di pub con il soffitto vetrato! Mi piace il fatto che abbiano lasciato il pavimento originale lastricato, come a evidenziare il vero significato di “passage” 🙂
Dario Argento, non mi ci far pensare… ricordo i chilometri macinati a piedi per scappare a vedere Villa Scott, però ne è valsa la pena, è bellissima proprio come tutti i gioielli Liberty che Fenoglio ha regalato a Torino 😉
Conoscendo i tuoi gusti e il tuo stile, penso che anche tu piaceresti a Umberto, e credo che con te farebbe shopping volentieri… anche perché abbineresti una vetrina e una bakery, una vetrina e una gelateria 😛
Grazie mille, buon fine settimana!
Le nostre solo le più belle e non sono di parte. 😉 hehehehe
Hai ragione, e poi vuoi mettere il sole di Napoli che entra dalle vetrate della Galleria Umberto? Abbiamo copiato i francesi, è vero, ma Italians do it better, sempre! 😛
Grazie Lilly! 😀
hehehehehhehe always 😉 (ora mio marito metterà il musone per questo mio commento)
Eh ma dai, che non se la prendesse, se li chiamano “cugini francesi” è perché un po’ ci somigliamo 😉
😉 sai che tutta questa storia dei cugini non mi torna
Splendide queste gallerie. Ho visitato quelle di Napoli e Milano. Il rito di pestare le pxxxe del toro non lo conoscevo, mi sembra alquanto originale. Ti manca la Galleria Alberto Sordi di Roma, devi venire Certo che visito gallerie e centri commerciali, rappresentano uno spaccato della società del paese che visito. Talvolta, sono anche luoghi della salvezza che offrono sollievo dal freddo, dal caldo e dal cibo inavvicinabile di certi paesi. Divertente visitare anche i supermercati. Ricordo ancora il banco delle spezie a Dubai, uno spettacolo
I supermercati, cosa mi hai ricordato! Hai ragione è divertente, soprattutto sbirciare la corsia del cibo italiano 😛 Eh immagino, tra odori, suoni e colori, i bazar delle spezie del Medio Oriente non rappresentano una visita, ma sono proprio un’esperienza immersiva. Eh infatti mi manca, ma accidenti che bella! Non ha nulla da invidiare alle Gallerie Sabaude! La inserirò in lista, insieme ai luoghi nascosti del tuo post 😉
Ti ringrazio Fausto, ti auguro buon fine settimana!
Articolo interessante, ma se ricordo bene i primi passages sono molto precedenti la Belle Époque (1871-1914). Ad esempio le parigine Galeries de Bois sono del 1786-1789, la parigina Galerie d’Orléans, demolita nel 1935, era del 1830. Nel 1830 Parigi e Londra contavano già molti passages (evito l’elenco perché è lungo). Il Passage Pommeraye di Nantes è del 1843 e le Gallerie Reali St-Hubert di Bruxelles sono del 1847.
Oltre a Mandiargues suggerisco la lettura del Passage de l’Opéra (ne Il Paesano di Parigi). È il testo che ha influenzato maggiormente Walter Benjamin spingendolo a raccogliere i materiali del suo sterminato Passagenwerk.
Direi che le Gallerie italiane (escluse la De Cristoforis citata da lei, e il Tergesteo di Trieste (1842), sono tutte successive alla metà dell’Ottocento, quando il fenomeno a Parigi e a Londra era già in fase calante. Comunque grazie per l’attenzione prestata ai miei amati passages.
Sì, gli esempi che Lei cita sono anteriori, diciamo che furono i primi “prototipi” di gallerie commerciali. Ma è stato durante la Belle Époque che si è avuta la maggiore diffusione. Grazie per la segnalazione dei testi citati, li cercherò per approfondire l’argomento anche in vista di future visite in gallerie europee. Grazie mille anche per la lettura dell’articolo 🙂
La ringrazio per la cortese risposta, ma le segnalo che la Galleria De Cristoforis non fu demolita per far posto alla Galleria Vittorio Emanuele II, tant’è che quest’ultima fu inaugurata nel 1867 e la De Cristoforis fu demolita nel 1935, nell’ambito dei lavori di ampliamento di piazza San Babila. Inoltre, la Galleria di Milano fu la sessantasettesima in Europa, e che tutto il fenomeno delle gallerie monumentali italiane si sviluppa dopo l’Unità d’Italia per imitazione e competizione rispetto alla milanese Vittorio Emanuele II. In Francia e in Inghilterra, il fenomeno dei passages era già in decadenza dal 1850, mentre si sviluppava nei paesi d’oltreoceano e in Germania. Per non tediarla troppo, la rimando al volume Passagen di Johann Friedrich Geist che è un po’ la Bibbia dell’argomento, di cui esistono l’edizione francese, quella inglese e quella italiana da me tradotta. Ancora grazie per la comune passione e cordiali saluti. Denis Quidam .
Sono io che la ringrazio per le notizie e le precisazioni. Non conoscevo Passagen, cercherò la versione italiana con la sua traduzione 🙂 Grazie ancora!
Disgraziatamente il volume è in via di pubblicazione. Qualora sorgessero difficolta editoriali, sarà mia cura inviarle una copia in pdf, di modo che lei possa comunque accedere al testo. Sono io che devo ringraziarla per la cortese attenzione e per lo spazio che dedica ai miei amati passages.
Lei è davvero gentilissimo, grazie di cuore! 😀
Gentile Denis, le riporto il commento di Davide che chiede: “chiedo cortesemente se per caso è stato nel frattempo tradotto il volume PASSAGEN e quale sia nel caso la casa editrice? Grazie mille”
chiedo cortesemente se per caso è stato nel frattempo tradotto il volume PASSAGEN e quale sia nel caso la casa editrice?
Grazie mille
Ciao Davide, ho copiato e incollato la tua richiesta in risposta a un commento di Denis. Speriamo che veda e che risponda. Grazie mille per esserti fermato a leggere.