La ragazza lituana

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Ragazza lituana Lithuanian girl
Alta, bionda, bellissima. Una valchiria dal viso d’angelo.

Mi trovo a bordo di un vecchio mezzo pubblico, direzione periferia di Kaunas.
I passeggeri sembrano essere usciti da “Il cappotto” di Nikolaj Gogol e, senza volerlo, mi
sorprendo a fissarli. Quale occasione migliore di questa, per fare del sano people watching?
Con la mente scatto centinaia di foto inquadrando rughe, espressioni e lampi negli occhi di un
azzurro tanto limpido quanto cupo.
Eccola, la stessa e identica plica di tristezza, così comune e ricorrente sui volti delle genti
dell’Est.
Non è poi così difficile provare a rubare i loro pensieri, indovinare il vissuto, leggere nelle
loro anime temprate dal lavoro e dalla dominazione nazista prima, da quella sovietica poi.
Tuttavia c’è del colore. Tutti reggono tra le braccia mazzi di fiori di campo avvolti in fogli di
giornale.
Perché tanti fiori? Mi abbandono alla fantasia di una qualche ricorrenza locale, mentre
pigramente guardo scorrere dal finestrino il modernismo sovietico che piano piano lascia il
posto a un’affascinante periferia rurale.
Scalpito sul sedile, ho tanta voglia di raggiungere la mia meta e questi dannati minuti
sembrano passare lentamente. Ma i chilometri no, quelli scorrono veloci.
Così mi alzo e chiedo al conducente uno stop alla fermata per il IX Forte.
Spallucce. Senza staccare gli occhi dalla strada lui mi fa spallucce. Sento addosso lo sguardo
interrogativo di tutti i passeggeri.
Ma certo, nessuno a bordo di questo mezzo parla la lingua inglese.
Nessuno tranne lei, la valchiria.
Nascosta dietro i mazzi di fiori di campo, dietro le teste delle babushke coperte da colorati
fazzoletti annodati sotto il mento, la ragazza lituana si alza dal suo posto in tutta la sua altera
bellezza.
Si avvicina al conducente mormorando qualcosa nella sua lingua, poi si volta e mi rivolge un
timido sorriso.
Il vecchio autobus accosta in quella che sembra una piazzola sterrata al margine della strada.
Intorno a noi il vuoto intervallato da case di campagna tenute su da vecchie travi di legno
fatiscente, resti di kolchoz abbandonati e poi boschi. Boschi di una oscura e verde bellezza.
La ragazza mi fa cenno di scendere e di seguirla. Mentre guardo il bus allontanarsi
sfrecciando tra vecchie Lada sgangherate, penso che è incredibile: questa sconosciuta è scesa
nel bel mezzo del nulla per indicarmi la strada.

Ci avviamo in silenzio lungo un sentiero che conduce dritto nel cuore di quel bosco laggiù.
Lo so, non è per niente saggio e razionale.
Seguire una perfetta sconosciuta in un bosco non è proprio una furbata, tuttavia no, non mi
sento affatto in pericolo… il film di me chiusa in un sacco di plastica nero non mi ha mai
nemmeno sfiorata.
Sarà il silenzio irreale o l’ondeggiare così ritmico e ipnotico dei capelli della valchiria che mi
precede che quasi mi sembra di attraversare un bosco sacro.
Non mi stupirei di scorgere all’improvviso una ninfa o un fauno in salsa baltica.
Tuttavia è il silenzio assoluto.
Nessun verso animale, nessun rumore, niente.
Nemmeno i rami secchi calpestati dai miei anfibi osano emettere alcun suono.
Sto davvero attraversando un bosco lituano o mi trovo in un viaggio onirico?
E proprio come un sogno interrotto bruscamente sul più bello, il sentiero termina davanti al
guardrail di un’autostrada semi deserta.
Senza parlare, la ragazza lituana mi indica un sottopasso buio, il cui ingresso è
completamente ostruito dalla fitta vegetazione.
Faccio appena in tempo a dirle grazie che si volta, scomparendo velocemente nel bosco.
L’ultima immagine che ho di lei sono i suoi lunghi capelli di grano, un’onda dorata che le
regala una sinuosa carezza sulla schiena.
Quando riemergo dall’altra parte dell’autostrada sono ancora lontana dal IX Forte, ma
finalmente riesco a vederlo.
Eccolo laggiù, l’imponente memoriale del genocidio ebraico alto trenta metri.
E alle sue spalle, la struggente bellezza di un infuocato tramonto lituano.

Lituania, 5 Maggio 2017

 

orsanelcarro

Daniela, per gli amici Orsa. Per i nemici destrOrsa. Amo esplorare edifici abbandonati e omaggiare monumenti e memoriali di guerra.

Questo articolo ha 8 commenti

  1. Ho divorato il tuo articolo. Mi sembrava di essere lì con te a camminare insieme alla valchiria bionda in quella landa desolata. Un angelo che viene in soccorso a noi poveri viaggiatori ciao Dany, buona fine e buon inizio anno

    1. orsanelcarro

      Grazie mille Fausto, è un vecchio racconto di viaggio (tratto da un episodio realmente accaduto), l’avevo candidato a un concorso per un’antologia di storie di viaggio ma la casa editrice me lo scartò 😀
      Te lo scrivo qui, io continuo a non riuscire a commentare i tuoi post, ti avevo scritto di salutarmi Lucia (vista nel video del treno della Sila), di come mi sarei inchiodata a guardare i macchinisti durante la rotazione della locomotiva e un’altra cosa in dialetto calabro. Se fai una capatina nello spam magari sono finita laggiù
      Grazie, buona fine e buon inizio anche a tutti e tre, un mega abbraccio!

  2. Mi hai tenuta incollata al video, e ti devo confessare che il film dei sacchi neri di plastica, nella mia testa l’ho quasi visto 😉 In realtà poi a volte siamo troppo diffidenti per pensare anche solo di fidarci di qualcuno che, come in questo caso ha fatto in gesto gentile e disinteressato per aiutare una persona non del posto in difficoltà.
    Comunque mi sembra impossibile che sia già passato tutto questo tempo dal tuo viaggio a Kaunas. Sai che la sto prendendo in considerazione per il viaggio di primavera con mio fratello?

    1. orsanelcarro

      È vero, cosa siamo diventati! Eppure l’istinto mi ha suggerito di fidarmi anche quando mi ha lasciata di fronte all’ingresso del sottopasso. Ecco, quello faceva davvero paura 😀
      Kaunas è stata una piacevole scoperta e ne conservo un bel ricordo, facci un pensierino. Peccato che all’epoca non conoscessi l’urbex perché ho visto che ci sono un sacco di spunti interessanti 😉
      Ancora una volta buon anno nuovo e grazie per la lettura 🙂

  3. Simonedda

    Daniela is back! I tuoi racconti sono sempre suggestivi. Hai l’innata capacità di usare le parole come se stessi dipingendo un quadro. Trasmetti immagini ed emozioni nelle storie che racconti. Ecco che davanti ai miei occhi prendono vita i fazzoletti colorati della Babushke, i biondi capelli come il grano accarezzati dagli ultimi raggi di sole e il cielo che si incendia.

    1. orsanelcarro

      Grazie Simona, neanche tu scherzi a capacità narrativa 🙂
      “Le genti dell’Est” sono persone dal cuore grande, capaci di empatizzare e farsi capire anche senza comunicare a voce, sono stata fortunata a incontrare questa ragazza sull’autobus.
      Le grandi dive americane come la Hepburn, Grace Kelly ecc ne hanno fatto un accessorio dall’eleganza iconica, ma la tenerezza di quel fazzoletto indossato dalle nonnine dell’Est è ineguagliabile! W le Babushke!
      Grazie ancora, Simona 🙂

  4. Daniele

    Un fantasma lituano? Strana avventura, e molto suggestivo sia il racconto sia il forte, così interrato.
    Sulla saggezza di seguire una sconosciuta in un posto sperduto non saprei. Forse avrei fatto lo stesso.

    1. orsanelcarro

      Il forte è impressionante, è una memoria concreta di tutte le atrocità che hanno vissuto gli ebrei in quel luogo. Addirittura si vedono ancora gli schizzi di sangue alle pareti di alcune celle di detenzione. Ancora più impressionante è il memoriale, immenso nella sua pura arte brutalista! Mi sono fidata ciecamente, in Lituania mi è andata bene… in Italia sarei sicuramente finita a pezzettini in un sacco nero 😀
      Grazie mille per la lettura, Daniele 🙂

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