Con un balzo atletico alla Nino Castelnuovo supero il jersey di cemento che mi separa dalla carreggiata e dalla navetta ormai in partenza.
Mi sbraccio per attirare l’attenzione dell’autista che fortunatamente inchioda, apre il portellone e mi fa salire a bordo.
La Nave Caio Duilio della Marina Militare Italiana è ancorata al porto commerciale di Salerno che notoriamente non è praticabile a piedi dai civili.
Le autorità hanno quindi messo a disposizione dei visitatori una navetta che ci preleva dal punto di raccolta e ci transita fino al molo in cui il cacciatorpediniere lanciamissili (solo a pronunciarlo mi vengono i brividi di piacere) ci aspetta agli ormeggi.
Il tragitto è molto lungo e ci fa attraversare l’immenso porto commerciale fra grattacieli di enormi container, autovetture fiammanti caricate sulle bisarche e merce varia stoccata in attesa di essere imbarcata per chissà dove.
Svoltato l’angolo dopo l’ennesimo campo di container la vedo.
Mi colpiscono immediatamente gli enormi EMPAR, i radar multifunzione di ultima generazione. A terra un nutrito gruppo di Marinai in uniforme ci da il benvenuto, non prima di aver prelevato le nostre generalità ed eseguito i dovuti controlli con un metaldetector portatile.
Signorina cos’ha nella tracolla?
Innanzitutto grazie per il Signorina! Cellulare, chiavi e soldi. Ah e ovviamente la bomba.
Mi guadagno un’occhiataccia fra il divertito e il rimprovero e comincio a scalare la passerella per montare a bordo.
Questa volta il drappello di accompagnatori non è disastrato come quello dell’altra volta in occasione della visita a bordo dell’Anteo.
Ma nonostante non ci fossero vecchie claudicanti e non ci fossero uomini regrediti a bimbiminkia, sono comunque riuscita a beccarmi la fotomodella con improvvisi attacchi da selfie, il tuttologo wikipedia-levate-proprio, la signora anche-mio-figlio-è-in-Marina e il padre eroe che “mo ti fa vedere papà come si mettono i piedi sulla scaletta” salvo poi schiantarsi sul pavimento.
Ma pazienza, il simpaticissimo sottufficiale che ci ha guidati durante la visita ha saputo brillantemente tenerli a bada.
Piccolo, alto poco più di un metro e una speranza, ma cazzuto e preparato. Questa gente è capace di trasmetterti tutto l’amore per il mare che non è fatto solo di romanzata libertà e struggenti tramonti riflessi sull’acqua.
Quello che il mare esige da un Marinaio è un immenso spirito di sacrificio e tanta dedizione.
E’ facile autodefinirsi un lupo di mare con il proprio fuoribordo ed uscire col bel tempo costeggiando Positano. Eggià con il mare calmo siamo tutti potenzialmente marinai.
Mentre passeggio impettita sul ponte di una nave operativa da guerra, mi ritrovo a riflettere proprio sulla vita “degli imbarcati”.
Questi uomini passano mesi e mesi in mare aperto senza mettere i piedi a terra, lontano dalle proprie famiglie e soprattutto in ambienti stretti, angusti e stressanti. Il tutto mantenendo ordine, rigore, disciplina e morale con livelli di efficienza sempre al top.
Detta così a parole non rende affatto l’idea e purtroppo anche toccando con mano l’abnegazione che richiede una professione come questa, non riesco a farvi vedere materialmente di cosa sto parlando. Perché?
Perché trattandosi appunto di una nave da guerra con apparecchiature sofisticate ci è stato giocoforza proibito fotografarne gli interni. Tuttavia qualche scatto l’ho rubato (dai scatto innocuo non ho fotografato apparati militari o top secret) 😛
Tornando al discorso WAR vi basti pensare che ho visto maniglie dappertutto.
Ogni cosa è ancorata, bullonata o incatenata al pavimento, anche le sedie della sala mensa.
Ed è qui che si è espresso l’acume del pacchetto di visitatori di cui facevo miseramente parte: uno di loro ha voluto fare il simpaticone pronunciandosi in una tristissima “che avete paura che ve le rubino le sedie?”
E così, mentre il gruppo di “Brutos” si aggirava scanzonato, noncurante e irrispettoso nel cuore di una nave da guerra, io invece cercavo di allontanare qualsiasi pensiero legato alla terribile prospettiva di un conflitto in mare aperto.
Tuttavia qui dentro tutto, ma proprio tutto rimanda all’aspetto bellico.
Ho avuto la fortuna di visitare una delle navi che costituiscono il cuore pulsante della flotta da guerra della Marina: un cacciatorpediniere lanciamissili approntato per ingaggiare battaglie contro sottomarini, aerei e ovviamente per colpire bersagli a terra.
E mentre fai di tutto per non pensarci attraversando gli stretti corridoi con paratie e porte di metallo, ecco l’ennesimo colpo: sono rimasta impressionata ad esempio dalle cataste di assi di legna posizionate a intervalli regolari (ovviamente ancorate alle pareti), pronte per essere utilizzate dai mastri carpentieri in caso di falle!
La nave ha diversi ponti, non è possibile visitarli tutti ma quello che vedo è ugualmente e terribilmente interessante.
Percorro la sala comandi, scopro che la zona riservata agli ufficiali ha il pavimento colorato di rosso invece che blu e visito l’hangar dove vene ricoverato l’elicottero NHI NH90.
Elicottero che non è presente a bordo (peccato) per motivi di sicurezza legati al pieno di carburante.
Apprendo infatti che gli elicotteri della Marina, essendo in fibra di carbonio, in caso di incendio diventano una torcia che praticamente non si spegne più. Addirittura un elicottero in fiamme è capace di fondere il pavimento metallico della nave e sprofondare nei livelli inferiori.
Proseguiamo fra dedali di corridoi, boccaporti e scalette ammazzacaviglia con la solita pedata modellata sul 34 di Cenerentola e scendiamo nel ventre della Caio Duilio per raggiungere la sala servizi.
La prima cosa che noto è dell’aglio appeso sul soffitto. E’ un portafortuna mi dicono.
Sarà anche un portafortuna, però io lo userei volentieri per tappare la bocca della donna che continua fastidiosamente ad interrompere le spiegazioni con la storia che “anche mio figlio sta in Marina”. Faccio fatica, tanta fatica a trattenere il misantropo che c’è in me.
E ho fatto male! A causa del chiacchiericcio tutto quello che riesco a capire e vedere è che in questa sala ci sono una serie di monitor che inquadrano, gestiscono e controllano il sistema di propulsione e alimentazione dei potenti motori. Da qui risaliamo (io con l’amaro in bocca) e ci dirigiamo tutti sulla plancia di comando.
Poltrone girevoli, leve, bottoncini colorati, giroscopi e strumentazione di navigazione.
L’ampia vetrata sulla prua ci permette di individuare i cannoni della linea difensiva (con funzione di artiglieria anti-aerea, anti-superficie e tiro contro costa) denominati Oto Melara 76/62 e l’enorme botola centrale con il VLS che sta per Vertical Launching System, un sistema lanciamissili a lancio verticale che costituisce la contraerea principale.
Ci dicono che soltanto pochi marinai autorizzati hanno facoltà di mettere piede sul ponte di prua.
All’improvviso al comando “potete scattare le foto” è stato un tripudio di selfie e scatti everywhere. E qui io mi allontano dal gruppo per tenere a bada sia il misantropo che Hulk.
Esco sul ponte esterno e rimango folgorata dalla bellezza di queste due ragazze qui: due mitragliere Oerlikon KBA 25/80 da 550 proiettili al minuto.
Non sono una guerrafondaia (o forse si) ma ahhh…quante cose si potrebbero risolvere con una sola sventagliata da destra a sinistra. Un sottufficiale deve aver letto i miei pensieri perchè ammicca e annuisce in direzione della mitragliera mentre rolla pigramente la sua cartina.
Ma la potenza di fuoco della Caio Duilio non si esaurisce mica qui? A bordo sono presenti anche 4 lanciatori missili antinave Teseo, siluri per fronteggiare eventuali minacce subacquee e addirittura due cannoni acustici detti Multirole Acoustic Stabilized System.
Quest’ultima è un’arma sonica non letale utilizzata dalle unità navali come strumento per respingere gli attacchi della moderna pirateria.
Resto per un po’ a godermi la bellezza di Salerno guardandola attraverso il mirino delle mitragliere e nel frattempo il gruppo di visitatori si ricompatta. Veniamo condotti a poppa sul punto esatto in cui atterra l’elicottero.
E’ qui che le signore attempate si imbizzarriscono. Forse la brezza, forse la vista sul porto o sulla costiera Amalfitana, cominciano a dare di matto.
Le ho viste posare con il saluto militare, un’altra si sbracciava come Rose sulla prua del Titanic e la madre del milite ormai notissimo ha attaccato un’altra volta col pippone del figlio imbarcato a Taranto.
E’ strano, è molto strano. Perché non avverto istinti omicidi? Forse mi sto affezionando.
Il momento patriottico più alto è stato quando il sottufficiale indicandoci la bandiera a poppa ci ha spiegato che l’indomani (domenica) avrebbero issato sul pennone la bandiera della festa. Si tratta di un Tricolore semplicemente in formato più grande.
Una delle signore ha cinguettato candidamente “uh chebbello che colori ha la bandiera della domenica?” Il sottufficiale piccolo e cazzuto l’ha dapprima fulminata con lo sguardo e poi si è espresso in perfetto siciliano con un “Signòòra, il tricolore italiano sempre quello è, se cambiamo pure la bandiera è finììta!”
Ossignore, mi volto dando le spalle alla scena pietosa e alzando lo sguardo verso l’alto vedo il motto della nave:
NOMEN NUMEN
La locuzione latina significa “il destino è nel nome”, un chiaro riferimento all’antica credenza dei romani secondo la quale il fato di una persona sia già indicato nel suo nome.
E infatti qual’è il nome della nave?
Caio Duilio, come il console romano che nel 260 a.C. fece costruire una particolare flotta di 120 navi con cui Roma annientò i Cartaginesi, diventando così la nuova padrona del Mediterraneo.
Nel vivo della Caio Duilio
Rientriamo nella nave e scendiamo nuovamente dalle ripide scalette. E’ bello perchè ogni tanto da qualche porticina laterale sbuca un Marinaio sorridente e pronto a darci il benvenuto. Ci dicono che l’equipaggio conta circa 200 persone fra uomini e donne.
Proseguendo ci aspetta la parte calda, il cuore, la sala comandi. E’ tutto esattamente come nei film: buio e con le fioche luci rossastre che illuminano i volti sudati e turbati dei militari durante le operazioni di guerra. Gli ordini arrivano direttamente dal Ministero.
Durante la nostra visita le postazioni sono vuote, i monitor accesi, gli spazi angusti e stretti.
Non è difficile immaginare la concitazione e l’adrenalina nelle operazioni di attacco o difesa, anche se trattasi di esercitazioni.
Da questa stanza che è la centrale operativa di combattimento viene praticamente gestita la capacità di attacco e difesa della Caio Duilio, che attraverso i suoi sensori è capace di controllare qualcosa come 500 mila km quadrati di superficie, ingaggiando forme di lotta subacquea e anti aerea.
Per ovvie ragioni qui non ci permettono di scattare foto e giustamente ci controllano a vista.
Ph Marina Militare Italiana
La visita volge al termine. Io ci provo ma niente, non arruolano Orsi. Così scendiamo per essere recuperati dalla navetta.
Ma una volta a terra ci accorgiamo che l’abbiamo persa…indovinate chi ha perso tempo a chiacchierare del proprio figlio?
Ed è quì che rimaniamo tutti piacevolmente stupiti dall’ufficiale&gentiluomo-style degli uomini della Marina!
Quando si sono accorti che eravamo a terra ad aspettare la navetta successiva sono scesi dalla Caio Duilio per invitarci a risalire a bordo ad aspettare nell’hangar.
Decliniamo gentilmente l’invito ma i Marinai evidentemente si sono talmente affezionati che restano sulla banchina a farci compagnia.
Come una comitiva di vecchi amici chiacchieriamo allegramente di responsabilità, di gradi, di stipendi, di viaggi intorno al mondo e di aneddoti personali.
Un sottufficiale pugliese ci ha raccontato di quando al raggiungimento del grado da superiore, recandosi dalla nonna per cucire il distintivo sulla divisa abbia dovuto subirne il severo cazziatone!
La nonnina non comprendendo la gerarchia dei gradi e vedendo dei simboli in meno credeva che l’adorato nipote fosse stato retrocesso.
Niente, io che già prima li adoravo ora ne sono completamente rapita.
Ma ecco la navetta. Il sole ormai cala dietro la Costa d’Amalfi, il porto s’infuoca d’arancio ed io già sento la mancanza del mio disastrato gruppo di visitatori.
Più tardi mi ritrovo seduta al solito pub a dedicare una bionda a tutti gli uomini della Marina Militare Italiana.
Che Dio li abbia in gloria i nostri Marinai e le loro nonnine del profondo sud!
Special Thanks to Marina Militare Sportswear
Citando una frase bellissima che ho letto una volta su Twitter: “Come si fa a spiegare il mare a chi lo guarda e vede solo acqua?”
Direi che si confà alla perfezione al gruppetto con il quale ti sei ritrovata ad esplorare la Caio Duilio, e sinceramente non so proprio come hai fatto a mantenere i nervi saldi!! Non dico di imbracciare il temibile Oerlikon, forse sarebbero stati di certo proiettili sprecati, ma quantomeno mandarli a fare un giretto nelle acque del golfo…ahahahaha
Scherzi a parte, che figata Orsa! Poter ammirare da vicino le sale comandi, ascoltare da chi vive il mare e le sue peripezie giorno dopo giorno, ti porta davvero a riflettere su come possa essere una vita sempre o quasi lontano da casa, dai propri affetti, dalle piccole cose quotidiane che ci rendono uomini in questo mondo. Sono davvero da ammirare queste persone!
E quindi puoi immaginare quanto io li ammiri da military addicted? 🙂 Pochi giorni fa ad Ancona c’è stata la festa della Marina Militare Italiana e il suo porto ha visto uno schieramento spettacolare di Signore da Guerra che mi ha fatta impazzire solo a vedere le foto via social! *_*
Cosa posso dire, sarà l’età che avanza che mi ha fatta addolcire…nel senso che invece di imbracciare la mitraglia li avrei semplicemente gettati a mare! 😛
Per me sarebbe stata la vita perfetta: mi lego poco alle cose e agli affetti (si l’ho detto) e il non aver intrapreso la carriera militare è il mio più grande rimpianto. Però non è tutta mia la colpa, l’ingresso alle donne in Marina e nell’Esercito è stato permesso quando io ero già fuori tempo utile come età. Sono una mancata Orsa Maggiore Hartman 😉
Ti ringrazio tanto Alessandro, buona serata domenicale 😉
Potremmo scrivere articoli interi sui compagni di tour o di concerto che cercano in tutti i modi di rovinare le cose belle… Sei stata fin troppo paziente!!!
Me le vedo le signore attempate imbizzarite… e mi ci viene da ridere, anche se dopo averle sopportate una giornata forse erano meno piacevoli!!!
Grande stima per questi uomini del mare…Ci vuole veramente carattere e disciplina per affrontare una vita così!!! Tanta stima per loro. Certo che sull’arruolamento potrebbero anche ripensarci!!! prova ad inviare la foto del No Bot day!!!
Mannaggia, purtroppo come dici tu i “disturbatori” rientrano nel pacchetto delle visite in gruppo! A volte sono più fastidiosi dei bambini piccoli 😛
Hahahahah vero, quella foto la devo inserire nel curriculum 😉
Tanta, tantissima stima! Pensa che dopo circa 20giorni di stressanti esercitazioni nel Mediterraneo questi uomini hanno anche dovuto fare da ciceroni e sopportare visitatori come questi per un intero WE!
Santi Subito!
Grazie mille Fiammetta, ti auguro una buona serata 😉
Dura la vita di chi è imbarcato, sì. Spazi angusti,convivenza forzata e soprattutto settimane se non mesi lontano da casa. E se impegnati in missioni poi….Non riesco nemmeno ad immaginare una situazione di impegno bellico
Non è una passeggiata la vita di chi sceglie questo mestiere.
Comunque volevo dirti che ancheiohounfiglioinmarina
Scherzo!
Non capisco però, cosa c’hanno contro le orse in divisa da marinaio..boh
No Simo assolutamente non è una passeggiata e pensa come dovrebbe essere di conseguenza la vita delle compagne e consorti degli uomini imbarcati! Ecco perché è una scelta. Ma non una scelta da parte dell’uomo…una scelta del mare che ti entra dentro e non ti lascia più. Durante la chiacchierata abbiamo appreso che lo stipendio (medio basso) non è affatto una delle motivazioni che spingono un uomo ad arruolarsi, né tanto meno l’idea del posto fisso (questo ormai è un vecchio retaggio). Quindi resta la passione per il mare e per la divisa che NON fatico a comprendere perché ho sia papà che mio fratello nelle forze armate. Tra l’altro la maggior parte degli uomini a bordo, come ho scoperto anche nelle precedenti visite in altre navi, è di provenienza di regioni italiane che vivono in stretta simbiosi con il mare come la tua Puglia o la Sicilia. E’ stato un onore ed un privilegio incontrare e chiacchierare con questi uomini credimi! 😉
Grazie mille per aver letto! <3
Buona serata, un abbraccio 🙂
Quando leggo questo genere di racconti, leggo anche la tua anima, perché al di là della tua passione per i viaggi, io ti riconosco molto di più durante questi pomeriggi, dove l’Orsa guerriera sfodera gli artigli…
…ma nello stesso tempo cerca di non conficcarli nel collo della signora che ha il figlio nell’esercito. O era in aeronautica?
Ma sai che non l’ho capito?! Torno a rileggere
Un bacio Dani e buona settimana!
Grazie di cuore, quanto è vero quello che dici Ros *__* anche se le vere guerriere sono ben altre, vè? Tipo le donne moderne che se la combattono fra casa, bimbi piccoli, lavoro e pure blogging! 😉
Poi mi dici il tuo segreto! 😛
Come state ragazze? ^_^
La vera bomba nello zainetto era il tuo Hulk che avresti dovuto far uscire per lanciare in aria la “mamma del marinaio”. Non amo le armi ed odio le navi da guerra che portano solo morte e distruzione. Come sempre però mi hai fatto morire dal ridere e cominciare così la giornata, non ha prezzo. Grazie :*
Ma grazie a te Lilly! Ma sai che alla fine mi ero quasi affezionata a quelle signore? 😛 Forse il fatto di aver condiviso un’esperienza che per me è stata un vero privilegio, non so! Al di là dell’aspetto WAR resta sempre il fatto che i nostri Marinai sono uomini di elevato spessore morale! O almeno mi piace immaginarli così 😉
Grazie ancora mi fa piacere averti rallegrato il lunedì! 😉
Il mare vuole vedere l’uomo in faccia e credo lì di uomini veri ce ne siano in abbondanza. Io ho avuto l’onore di salire sia sulla Vespucci che sul Palinuro e non posso che ammettere che ti mettono i brividi, sono navi che ti “schiacciano” ma al tempo stesso ti riempiono di orgoglio e patriottismo. Ovviamente sono due capolavori d’ingegneria totalmente diversi: uno elegante, quasi romantico, l’altro tutto muscoli e tecnologia, ma entrambi dal fascino unico, secondo me nobile. Io non credo che saprei resistere alla claustrofobia della costrizione negli spazi angusti, in quei cunicoli, a luci rosse – altre luci rosse -, con il mare che quando s’incazza non ce n’è per nessuno. Ed onestamente credo che la giusta punizione per la simpatica umorista del “che vi rubano le sedie?!” sarebbe stata quella di inchiodarla sul ponte, stile le sirene in legno che nei velieri venivano messe a prua.
Wow anche tu? La Palinuro l’ho visitata ma la Vespucci mi manca purtroppo! Ma io aspetto eh! Hai presente Spank quando andava al porto e scrutava il mare aspettando il suo padrone? Ecco così 😛
Hahahah la signora 😀 tipo polena? Sarebbe capace di far suicidare anche i delfini dalla disperazione di sentirla parlare del figlio! 😀 😀 😀
Bellissima la tua “Il mare vuole vedere l’uomo in faccia” *__*
We se hai materiale della Vespucci postaci qualcosa, anche su IG 😉
Grazie mille come sempre!
Eri nel tuo habitat Orsa! Senti ma alla tipa che si sentiva tanto Rose non potevi dare una belle spintarella? No perché io lo avrei fatto sai? Capisco l’istinto e avrei tanto voluto immortalare l’incrocio di sguardi tra te e il sottufficiale stile “al mio 3 scatenate l’inferno”!
Lo puoi gridare forte Erica madonna se era il mio habitat! 😉
Gettarla a mare no ma soltanto per mio personalissimo tornaconto: poi gli ufficiali&gentiluomini si sarebbero tuffati per recuperarla terminando miseramente la mia visita a bordo 😛
Hanno avuto un pazienza davvero infinita contando che erano appena usciti da un’intensa esercitazione di giorni e giorni! Le signore dovrebbero arruolarle come stress test 😀 😀
Ti ringrazio come sempre Erica!
Ma chissà che emozione! Una visita che avrai sognato per tanto tempo – non riesco a immaginare la gioia di poter finalmente realizzare questo sogno.
Quelli sì che sono uomini da ammirare: sopportano le difficoltà di dover vivere in alto mare per chissà quanto tempo, di doversi muovere in spazi angusti e difficili (pensa quanto deve essere complicato sopratutto in caso di emernenza coordinare gli spostamenti di tutti senza inciampare uno nell’altro, per dirne una).
Peccato per i tuoi compagni di avventura che forse hanno preso la giornata più come una gita al Luna Park che come una di quelle occasioni che capitano una volta sola nella vita.
Buona serata ❤️
Silvia ciao bentornata! Hai presente quando scarti con emozione e cautela il regalo di natale tanto atteso? Stavo esattamente così 😉
Ma infatti quello me lo domando anche io ma non ho avuto il coraggio di girare la domanda: quelle scalette per passare da un ambiente all’altro sono davvero progettate per uccidere…io non so come facciano a gestire come dici tu le operazioni in modalità concitazione e emergenza! O_O
Già peccato per loro, chissà cosa (NON) avranno raccontato a casa 🙁
Grazie di cuore e buonanotte!❤
Colpevole: figlia di babbo innamorato del mare, imbarcato per due anni di servizio militare… quando esisteva un servizio militare obbligatorio con i contro fiocchi!
Ancora oggi Dani, sento racconti di “quando ero imbarcato io!”, tra scorribande nel Mediterraneo, incursioni addirittura in sommergibile e lunghi periodi di navigazione che, al posto suo, Jack Sparrow sarebbe impallidito! E anche la signoracolfiglioimbarcatopiuimbarcatoditutti….
Che esperienza Dani! Se togliamo i casi umani, è stato tutto straordinario. Una vera immersione nella vita vera della marina, non una semplice ricostruzione. Il modo migliore per comprendere il lavoro di questi uomini.
Anche io brindo a loro, a ciò che fanno, al loro essere signori (bella la scena finale in cui vi invitano a bordo, salvo poi aspettare con voi l’arrivo della navetta). Brindo alla bandiera italiana che non cambia ancora colore, nemmeno di domenica, né in occasione del Santo Natale. E brindo a chi ha il coraggio di fare questo lavoro, che secondo me è più una vocazione che un’attività.
Un bacione Dani,
Claudia B.
Dai che bello!!!! Claudia ti prego assolda tuo padre, arruolalo per il tuo blog e pubblica qualcosa sui suoi due anni da imbarcato! Scorribande nel Mediterraneo caspita anche questi sono viaggi o no? *__*
I casi umani già…non sai la pazienza che hanno avuto gli uomini della Caio Duilio, sempre col sorriso e con la gentilezza appuntata finanche sui gradi! 😉
E allora prosit! Alla Bandiera Italiana e alla Marina Militare! URRAH! 😛 Sto proprio grave eh 😉
Grazie Claudia e facci il pensierino a tuo padre mercenario per il blog 😉
Vivere tanto tempo in mare non è poi cosi bello, a meno che non lavori un una nave da crociera. Spazi claustrofobici (io mi sento male solo all’idea), cibo “scadente” e altri mille disagi che non sto qui a riscrivere. E’ un lavoro tanto affascinante quanto faticoso e difficile.
Ho persone a me molto care nelle forze armate e posso assicurarti che la vita che ti spetta è tutt’altro che piacevole… delle volte mi chiedo dove trovano il coraggio.
Un bacione Dani :*
Ciao Cristina! Beh posso immaginare benissimo il disagio raccontato da chi lo vive ogni santo giorno. Tuttavia come per ogni cosa ed ogni situazione lavorativa tutto dipende da come ti approcci. Se per te è una passione non c’è peso, non c’è disagio né cibo scadente. Altro discorso invece per chi si arruola per avere un posto ed uno stipendio, ogni cosa assume una dimensione sacrificante e “obbligatoria”. Per fortuna a parte i diamanti nulla è per sempre 😛
Un bacione grande anche a te Cris! 😀
Già solo per vivere per tanto tempo lontani da casa e in spazi claustrofobici questi uomini meriterebbero una medaglia..io non credo riuscirei a resistere…Hai straragione quando dici che è facile sentirsi dei lupi di mare navigando la domenica col gommone sotto costa e per di più quando il mare è calmo… Questi per me sono gli ultimi uomini con le palle rimasti. Bellissimo post Orsa!
PS: La tipa che ha chiesto del tricolore…no vabbè, stendiamo un velo pietoso… ahahahah!!
Eggià e pensa che loro lo raccontano con una naturalezza e con una convinzione che quasi te la fanno passare come una passeggiata una vita così! Io credo che sia il mare a sceglierti…anche se poi alla fine lo si vede poco il mare dal ventre di una nave da guerra!
hahahahah Alessia io credo di essere preda della menopausa precoce, se ci ripenso a quella signora mi viene voglia di abbracciarla 😀 😀 😀
Ti ringrazio per i complimenti! *__*
Bellissima esperienza!Il tuo blog è sempre una fucina di piacevoli scoperte e l’ironia naturale con cui introduci i personaggi che hai incontrato è unica!
Grazie di cuore Serena! Ti abbraccio e ti auguro una buona domenica! 😉
mio padre fece il servizio militare sulla Zeffiro https://it.wikipedia.org/wiki/Zeffiro_(cacciatorpediniere_1928)
ho ancora il suo libretto di navigazione rilegato in pelle.
Ma non partì per Tobruk per fortuna.
Mi piacerebbe visitare la ricostruzione, lui amò quel periodo, viaggiare, e soprattutto diceva un gran bene del comandante e di quanto fossero tutti così distinti e ben educati.
Altri tempi.
Ciao benvenuta!
Posso solo immaginare quanti aneddoti e quanti bei ricordi, io avrei scatenato un interrogatorio per sapere tutto tutto! 😛 E il diario di bordo che meraviglia! Quasi una reliquia!
Ti ringrazio per condiviso i tuoi ricordi qui.
Hai ragione: altri tempi, altri uomini.
Buon Ferragosto! 🙂
tutto bellissimo, ma vi prego…quando nominate le navi, usate il maschile…..IL vespucci, IL palinuro, IL duilio ecc ecc…se antecedete nave, usate il femminile, LA nave vespucci, LA nave palinuro e via cosi….
La ignoravo completamente questa cosa, per me NAVE è un sostantivo femminile. Chiedo scusa a tutta la Flotta della Marina Militare Italiana 😉
Grazie per il suggerimento, appena posso modifico tutti gli articoli a tema.
Buona giornata e grazie ancora 🙂