L’autostrada Salerno – Reggio Calabria: una storia lunga 432 chilometri

Autostrada Salerno Reggio Calabria

L’eternità era un concetto che io applicavo alla dimensione cantieristica dell’A2. Una leggenda, un mostro mitologico, il simbolo immortale del fallimento italiano.
Fallimento, pensavo io.
Perché l’autostrada Salerno Reggio Calabria è finita, terminata. E il suo è anche un tracciato perfetto, dritto come la schiena degli operai italiani che hanno lavorato sul suo asfalto per oltre mezzo secolo.

autostrada abbandonata

La Salerno Reggio Calabria è solita evocare immagini di code interminabili nel caldo infernale di agosto.
Il male assoluto, l’undicesima piaga d’Egitto per tutti i vacanzieri che sceglievano di trascorrere le ferie sulle spiagge della Calabrifornia. Qualche giornalista d’assalto l’ha anche definita il collegamento tra camorra e ‘ndrangheta, ma è stata molto di più: una catena di cantieri usciti direttamente dall’Antico Testamento, un’autostrada costosa, pericolosa e venuta male.
Un’odissea bituminosa, una summa di brutture partorite dall’italico genio architettonico, il cui unico e solo lato positivo è la totale assenza di pedaggio.

Se Ulisse avesse preso la Salerno – Reggio Calabria

Sarebbe ancora fermo allo svincolo di Eboli, insieme a Cristo.
Al contrario delle isole leggendarie non indicate sulle mappe, c’è stato un tempo in cui la SA – RC esisteva sulla carta, ma nella realtà invece no: 432,2 chilometri dichiarati, che di fatto non si trovavano.
Per tutta la durata del suo cantiere, la SA – RC è stata una lingua di asfalto assoggettata a leggi che non ubbidivano a fisica e dinamica, bensì alla creatività dell’ingegner Cane.
Lungo il suo tracciato in tanti hanno potuto assistere al miracolo della moltiplicazione e della sottrazione delle corsie. Da due corsie a quattro, da tre a una, da due a orti e campi coltivati.
Si dice che lungo la Salerno Reggio Calabria molti automobilisti abbiano subito adattamenti xenomorfi diventando un tutt’uno con la propria auto, altri che abbiano sofferto di allucinazioni credendo di vedere gli omini ANAS fantasma.
Ma era quando i funzionari alla viabilità avvertivano l’impellente esigenza di aprire i cantieri a luglio e nelle festività comandate, che la SA – RC smetteva di essere un’autostrada e diventava un improvvisato giaciglio per giorni, un’amaca gigante su cui cullare dolcemente la speranza di ripartire.

Un’autostrada che supera se stessa

Eppure nonostante tutto, da oltre mezzo secolo è lei, l’autostrada Salerno Reggio Calabria, a connettere i popoli del Nord a quelli del Sud.
L’autostrada è da sempre stata considerata come una metafora di vita: l’uomo che parte, supera le distanze e arriva al capolinea. Ma l’Autostrada del Mediterraneo, come è stata pomposamente ribattezzata da Gentiloni in occasione dell’annuncio del suo completamento nel 2016 (HAHAHAHAHAHAH ndr), è qualcosa che va oltre la mera metafora.
Questa è l’autostrada simbolo di un’impresa eroica, di una nuova alba italica prima della quale ci volevano giorni di viaggio in auto per raggiungere il profondo Sud.
L’A2 è stata più che un luogo di passaggio, direi più un luogo della resistenza (anche se odio questa parola), il simbolo di tutto quello che c’era prima di internet, quando a connetterci era proprio l’asfalto e non la fibra.

Un progetto – diciamo più un sogno – che ambiva a scucire il Sud dalla sua condizione agro-pastorale, peccato per le ingerenze mafiose arrivate poi e per l’etichetta di monumento più lungo e tormentato d’Italia. Ma tant’è, Cristo e Ulisse sembra che abbiano ripreso la marcia, e finalmente Campania, Basilicata e Calabria sono ufficialmente in Europa.

Quella della Salerno Reggio Calabria è una storia – per molti versi grottesca – che inizia nel 1961, quando il piano regolatore delle Autostrade progetta quella che sarà una seconda unificazione d’Italia, un’impresa che ha generato un’infrastruttura sì tra le più tormentate, ma anche tra le più magiche, perché ha segnato la vita e i ricordi di molti italiani.
Era l’epoca irripetibile del coraggio ingenuo, delle grandi speranze, dell’Italia operaia che non piegava la schiena e lavorava con orgoglio, della politica di razza. Nessuno lo ammetterebbe mai, ma segretamente stiamo tutti rimpiangendo i tempi “educati” della DC.
L’autostrada Salerno Reggio, insomma, doveva essere un’ode a quell’Italia lì.

L’ultimo birillo

autostrada abbandonata

E pensare che i 760 chilometri dell’Autostrada del Sole (Milano – Napoli) sono stati realizzati in 8 anni e addirittura in anticipo rispetto ai tempi di consegna. Era il 1964.
Dunque più mi documento, più apprendo che l’A2 è stata un luogo pericoloso non solo per gli automobilisti, ma per chiunque se ne sia occupato. Per la politica, per le imprese appaltanti, per l’ANAS, per la magistratura chiamata a indagare.
E secondo me è stata una bega perfino per la malavita, visti i sequestri di chilometri e chilometri di tracciati perché realizzati in totale difformità. Sequestri che, per la gioia degli automobilisti, spesso avvenivano pochi giorni dopo la consegna dei cantieri.

A proposito, nonostante siano passati 9 anni dall’inaugurazione, l’autostrada è ancora piena di cantieri mascherati sotto la voce di manutenzione, cosa che per molti si traduce nell’incertezza del viaggio, nelle madonne, nell’incubo di tornare a fissare il guardrail invece che le soppressate.

“Aut inveniam viam aut faciam”

Troveremo una strada o ne costruiremo una (Annibale)

Annibale non era un conquistatore romano anzi, ne era nemico, ma ragionava allo stesso modo. La differenza sostanziale tra l’Imperium e il resto del mondo, era il fattore infrastrutture.
L’Impero Romano era noto per aver colto quell’intuizione vincente: conquistare e civilizzare costruendo una rete di strade in funzione della facilità di spostamento della ricchezza.
E forse qualcosa degli antichi cesari dev’essere rimasto nel giudizio dei moderni ingegneri. Avete notato che ultimamente lungo le autostrade – anche sulla Salerno Reggio – sono spuntati quegli strani pali neri? Sono sensori di ultima generazione.
Io non ci volevo credere, ma sul sito dell’ANAS ho avuto conferma che presto vedrà la luce il progetto Smart Road che trasformerà il simbolo dell’italico fallimento in 430 chilometri interamente cablati da rete wireless, addirittura percorribili dalle auto a guida autonoma senza conducente.

Dall’approssimazione all’Intelligenza Artificiale: l’ex tormentata SA – RC verrà costantemente monitorata, gli automobilisti conosceranno in tempo reale la tenuta dei viadotti, la qualità dell’asfalto, il traffico, le deviazioni, tutto. Anche la posizione esatta di imprecazioni e bestemmie. Temo solo che l’AI potrebbe scambiare cantieri improvvisati e viadotti malandati per arte moderna…
E non mancherà l’aspetto green: hanno fatto sparire nel nulla chilometri e chilometri di oleandri, ma in compenso l’intero sistema sarà alimentato da pannelli fotovoltaici e pale eoliche!
Non faccio ironia, dicono che i lavori avanzano veloci.

Autostrada deserta ai confini del mare

autostrada Salerno Reggio Calabria A2

È un pensiero folle, ma rileggendo il testo, il sospetto che Venditti l’abbia dedicata alla Salerno Reggio è veramente forte. Asfalta e riasfalta, devia e ridevia, sono molti ora tronconi abbandonati della SA – RC che permettono di passeggiare sul suo asfalto dimenticato.

La vegetazione a tratti morente che ricopre il tracciato, le linee di mezzeria ormai sbiadite, il guardrail fagocitato dagli oleandri, unici sopravvissuti in uno scenario distopico stile survival horror games.

L’autostrada è un luogo dominato da regole infrangibili e contraddittorie. Non si può correre, non si può andare piano, non ci si può fermare, non si può praticare a piedi. Eppure all’interno del proprio abitacolo si è liberi di andare, di pensare, di urlare e fare i pazzi.
Liberi di decidere di fermarsi o proseguire. Di lasciare alle spalle quello che si è appena oltrepassato.

Troppi e presuntuosi ricami filosofici i miei. Su questo troncone abbandonato di tremendo e angosciante c’è solo l’immensa nostalgia per quegli anni, quando il rischio della “connessione” non era quello di beccarsi un virus o una truffa online, ma al massimo di lasciarci un cerchione… o rimanere eternamente in coda.

oleandri autostrada

Che fine hanno fatto gli oleandri?

L’autostrada Salerno – Reggio Calabria in pillole

  • 1961 con la legge Zaccagnini si approva il progetto di costruzione della Salerno – Reggio Calabria
  • 1962 inizio dei lavori
  • 1967 percorribili i primi 125 chilometri da Salerno a Lagonegro, i restanti 318 ancora in costruzione
  • 1968 apre il tratto Lagonegro – Cosenza
  • 1969 apre il tratto  Cosenza – Gioia Tauro
  • 1972 una frana danneggia i viadotti Taggine e Sirino, con conseguente chiusura del tratto e deviazione per i successivi 40 anni!
  • 1974 apre l’intero tracciato da Salerno a Reggio Calabria
  • 1987 si stanziano 1000 miliardi di lire per lavori di urgente messa in sicurezza
  • 1997 si approva l’ammodernamento dell’autostrada con ampliamento da due a tre corsie
  • 1999 inizia l’odissea dei cantieri estivi
  • 2015 crolla una campata del viadotto Italia
  • 2016 annunciato il completamento della Salerno – Reggio Calabria, ribattezzata Autostrada del Mediterraneo
  • 2025 Cristo e Ulisse sulla A2: la prossima serie Netflix

 

orsanelcarro

Daniela, per gli amici Orsa. Per i nemici destrOrsa. Amo esplorare edifici abbandonati e omaggiare monumenti e memoriali di guerra.

Questo articolo ha 12 commenti

  1. Ho assistito alla sua metamorfosi (in verità molto lenta e quasi inesistente per anni) dal 1993. Di viaggi interminabili ne ho fatti a decine. Carovane di auto incolonnate per chilometri e, talvolta, ferme per ore. Era proprio in quelle occasioni che si poteva fare amicizia con il vicino di fila. Si organizzavano ricche chiacchierate e banchetti improvvisati. Tutto nella rassegnazione più assoluta. D’altro canto, non c’erano alternative per raggiungere quel profondo sud, terra natia della mia dolce metà. Oggi è tutta un’altra storia. Si, certo i cantieri non mancano, ma Ulisse e Cristo possono proseguire il viaggio. E chissà, un giorno raggiungere la Sicilia con i propri piedi!

    1. orsanelcarro

      Vi ho pensati infatti mentre scrivevo! Ah le leggendarie grigliate! Rassegnazione, non potevi trovare parola più adatta per descrivere lo status dell’automobilista che si accingeva ad affrontare il mostro. All’epoca in coda sotto il sole, quando non in tutte le auto era installato il condizionatore: c’era davvero da stare male. Sarebbe stato bello mantenere i contatti con le persone conosciute sull’asfalto, oggi si potrebbe fare amicizia negli aeroporti o nelle stazioni, ma chissà perché non succede, non ispira come la carreggiata di un’autostrada. E poi tu lo sai bene, gli automobilisti hanno uno spirito diverso, sono animati da un’arte sociale che manca agli altri viaggiatori 😉 Ci sarebbe da scrivere un libro. A piedi attraverso il ponte… poveri, che viaggio epico, adesso me l’immagino entrambi con l’aspetto di Bud Spencer e Terence Hill 😛
      Grazie per esserti fermato allo svincolo 🙂

  2. Pensa che la sua (triste) fama è arrivata fino qui al nord! In alcuni punti mi hai fatto molto ridere, per esempio quando l’hai chiamata undicesima piaga d’Egitto, alla menzione dell’Ing. Cane, o quando hai annunciato la prossima serie Netflix dedicata a Cristo e Ulisse sulla A2. Poi però in realtà verrebbe da piangere a pensare ai soldi, al tempo e alle persone che ci hanno lavorato per decenni. Un po’ mi ricorda le vicende della Asti-Cuneo: non ricordo nemmeno quando abbiano iniziato a parlarne, ma so che è stata ultimata solo uno o due anni fa in mezzo a polemiche, scandali e chi più ne ha più ne metta. Dovrei documentarmi ma mi sa che le due storie sono molto simili!

    1. orsanelcarro

      Purtroppo la sua fama è arrivata al nord ed è volata anche oltreoceano, pensa che la SA RC addirittura è finita sulla prima pagina del New York Times! L’articolo diceva: “Nulla incarna i fallimenti dello Stato italiano più nettamente di quanto non faccia l’autostrada Salerno Reggio Calabria”. A questo punto una serie la merita davvero 😀
      Viene da piangere sì, soprattutto se pensiamo a quanti a turno si siano riempiti la bocca a suon di “eccellenze italiane”. L’Asti-Cuneo avrà avuto un’esegesi simile, come già il buongiorno che si vede dal mattino… dall’alto del ponte sullo stretto 😉 E noi subiamo. Ma non siamo un popolo adorabile? 😛
      Grazie per la lettura 🙂

  3. Simona Pasquino

    Daniela, ma io apprendo da te la notizia che quella figura mitologica denominata SA – RE è terminata! Ormai mi ero rassegnata all’idea che fosse una delle tante opere incompiute che caratterizzano la storia dell’edilizia pubblica italiana. E mentre lo scrivo, nella mia mente continua a risuonare la domanda “Ma veramente la SA-RE è stata terminata?” Cioè tu sei davvero davvero sicura?
    Credo di averla percorsa una sola volta per una weekend in Calabria e sono quasi tentata da inviare un messaggio ai miei compagni di viaggio di allora solo per raccontare loro la mia sorpresa 😀
    Comunque, come sempre, un articolo capace di far riflettere pur strappando sorrisi. Ma che ne sa l’AI!

    1. orsanelcarro

      Ebbene sì, ufficialmente è terminata… poi qualche cantieruccio ogni tanto lo riaprono, ma giusto per non sentirne la nostalgia 😛
      Hahahahah addirittura avvisarli, allora dev’essere proprio rimasto nei ricordi il vostro viaggio lungo quel tratto di SA RC! Rispetto ai tempi ora è una signora autostrada, ed era quasi il momento. Anche perché c’è un nuovo candidato a sostituirne il mito, la leggenda hahahhaah: il ponte sullo stretto. Già m’immagino le barzellette sulle interruzioni, le deviazioni sottomarine e sugli omini ANAS con bombole e boccaglio 😀 Ti ringrazio di cuore, riflessioni ispirate proprio da una passeggiata (fa impressione comunque camminare lungo un’ex autostrada) su quel tratto abbandonato 🙂
      Ancora bentornata 🙂

  4. Daniele Imperi

    Ma quelle foto dell’autostrada? Sembrano strade provinciali secondarie che portano alle campagne…
    Se ne sono sentite tante sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria, ma vederla in foto fa un altro effetto.

    1. orsanelcarro

      Visto? È impressionante come la natura trasformi tutto. Questo tratto l’avrò percorso centinaia di volte con l’auto, e camminarci a piedi… anche quello è stato impressionante. Diversi km più a valle c’è anche un grande viadotto abbandonato (sempre ex A2), ma prima di farci una passeggiata ci mando il drone per un sopralluogo 😛
      Grazie per la lettura.

  5. Daniela Gambarin

    Non ricordo se è partito il commento..magari è doppio..comunque…complimenti per le foto❤️sanno di natura, di semplicità e di bellezza

    1. orsanelcarro

      Troppo buona, grazie! 🙂

  6. Francesco M.

    Bhè…una bella riflessione direi…..Io che sono del “profondo” Sud è una storia che mi stà a cuore, un pò troppo critica, mahh d’altronde questa è l’Italia, al nostro Paese calza a pennello. Mi ricorda episodi dell’infanzia, file chilometriche, ore trascorse in auto!!!
    Bhè se Ulisse e Cristo potessero proseguire a piedi ci troveremmo di fronte a chi sà quale figura mitologica!!!!

    1. orsanelcarro

      Diciamo che gli oltre 400 Km si sono prestati alla grande per fare dell’ironia “critica” 😀
      Ma sì, in fondo ci sono affezionata anch’io alla A2, e un po’ mi mancano quegli anni di code passate nella Fiat 127 blu!
      Grazie per la lettura!

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