Quel vociare indistinto, quel tintinnio di tazzine del caffè, quell’odore peculiare di buono, di bar, di cornetti appena sfornati. E quegli scaffali pieni di golosità, libri e tante cose “inutili”.
Crocevia che accomuna migliaia di automobilisti tutti indistintamente uniti dalla necessità di fermarsi di tanto in tanto, lungo le chilometriche autostrade italiane: questo era e continua ad essere l’Autogrill.
Chi appartiene alla mia generazione, quella dei viaggi in autostrada nelle centoventisetteblù, sa esattamente di cosa sto parlando.
Pur entrandovi e trovandovi persone perfettamente sconosciute, l’Autogrill ha sempre avuto per me un’aria ed un fascino assai familiare. Sarà per quella sensazione di viaggio che ci accomuna tutti, ma per me è come entrare a casa. Anche se oggi sono un po’ diversi da quelli degli anni’80. Come non ricordare con nostalgia le vecchie insegne AUTOGRILL, ALEMAGNA oppure PAVESI, MOTTA così diversi dalle odierne aree di servizio/centri commerciali con tanto di lounge.
Tuttavia, anche se mitigata dai tempi moderni, quella sensazione di familiare estraneità permane ogni qualvolta ci metto piede. Confesso che molto spesso la richiesta di fare la pipì o bere un sorso d’acqua, piuttosto che prendere un caffè, era una mera scusa per potermi fermare a respirare l’aria dell’Autogrill.
Sì perché l’aria che si respira in ogni Autogrill, adesso che ci penso, è esattamente l’aria di chi è sempre in viaggio: “l’aria del viaggiatore”.
Una versione fossile di quell’aria che si respira nelle stazioni o negli aeroporti. Ed io cercavo di prendermene una boccata ogni volta che potevo. Mi piaceva spiare e scrutare le persone, fantasticando su da dove venissero e dove fossero dirette. Famiglie, coppie, uomini d’affari con le ventiquattrore (ve le ricordate?): ai miei occhi di bambina l’Autogrill era, ed è tutt’ora, una parte imprescindibile del viaggio in autostrada.
Il mio preferito era quello sospeso, a ponte, dalle cui vetrate potevi guardare le automobili sfrecciare sull’autostrada sottostante.
Oggi le cose sono profondamente cambiate. Con la ribalta dei voli low cost e dei treni veloci, il viaggio in autostrada è diventato un viaggio vintage.
E così si è reso necessario un profondo restyling per tutti quei vecchi Autogrill che continuano a servire gli automobilisti. Brand sconosciuti come Sarnì hanno prelevato le vecchie strutture degli Autogrill trasformandole radicalmente.
Dai bagni super lusso alle aree relax, dai ristoranti ai business lounge di design. C’è stata un’evoluzione anche nella mercanzia che si può trovare oggi in un Autogrill: dai gratta&vinci all’ultimo disco di Vasco, fino alla Bat-Mobile, declinata in tutti i suoi modelli.
E poi un excursus di eccellenze italiane: dai taralli pugliesi ai Boeri, dal pecorino sardo ai canederli alto atesini. Tutto uniformato. Almeno prima nell’Autogrill della Toscana potevi trovare prodotti tipici toscani, in quello lombardo le relative tipicità e così via.
Quelli che una volta erano aggregatori di viaggiatori, luoghi d’incontro fra sconosciuti di passaggio, divengono comuni centri commerciali da autostrada, almeno qui al Sud. Ditemi, è successa sta disgrazia anche ai miei amati Autogrill del Nord?
Vi scendono le lacrimucce di nostalgia guardando queste foto retrò?