La foto, il cimitero, il drone killer.
Sembra il titolo di uno spaghetti horror di serie zeta, invece è la trama di una scommessa persa, e finita nel sangue.
Non ho mai pensato al cimitero come a un luogo da temere, anzi. Il quartiere in cui vivo è ormai diventato una piccola Bronx: spacciatori, ragazzacci molesti che schiamazzano di notte, vandali che devastano le auto in sosta. Per questo il cimitero della mia città è oggi l’unico luogo di pace dove trovo rifugio dal caos cittadino.
L’area antistante, ampia e quasi sempre deserta, è stata testimone delle mie maldestre pratiche di guida prima di prendere la patente, e nelle ultime settimane, anche delle mie esercitazioni di volo con il drone.
Al cimitero – pensavo – di sicuro non posso uccidere nessuno…
Dunque, la scommessa prevedeva la classica incursione notturna al cimitero, una scemenza da adolescenti che solitamente si organizza la notte di Halloween.
L’obiettivo era raggiungere la cappella più antica e “strana”, quella con le inferriate decorate con i pipistrelli (un singolare vezzo voluto da alcune monache ivi sepolte), per fotografarla in notturna.
Ma visto che ormai sono anziana per questo tipo di prove di coraggio, mi sono detta, perché no, invece di rompermi il femore scavalcando l’altissimo cancello per procurarmi l’agognato trofeo fotografico, perché non mandarci il mio fedele servitor… ehm il mio drone?
Dovrei farcela – pensavo – e se dovesse urtare qualche cipresso e schiantarsi sulle lapidi, be’ pazienza, in quel caso sì che avrei dovuto intrufolarmi di persona tra le tombe per recuperarlo. Ma in un modo in un altro – pensavo – avrei scattato quella foto.
Prese dal panico, le autorità gli ordineranno di disinserirsi¹
Fino a pochi decenni fa la tecnologia intelligente che faceva uso dei droni evocava scenari futuristici dal sapore distopico. Ma è un futuro che in realtà è già un presente pregresso.
Se da un lato i droni sono capaci di creare incredibili e delicate scenografie volanti, di consegnare forniture mediche in luoghi inaccessibili, o di sorvolare zone disastrate in cerca di superstiti, dall’altro sembrano essere in grado di diventare dei killer spietati.
Conosciamo bene le guerre combattute comodamente da remoto, le immagini di droni killer americani utilizzati per bombardare obiettivi sensibili in Medio Oriente, ormai sono all’ordine del giorno.
Ma in verità, di droni killer è piena anche la cronaca che riguarda lo spettacolo.
Oggi ogni fotografo professionista che si rispetti ha la sua costosissima reflex volante per filmare e immortalare concerti, eventi e manifestazioni.
Ma per abbattere gli umani pare che al drone non serva necessariamente una bomba intelligente.
Terrificanti, ad esempio, le immagini di Enrique Iglesias che canta con una mano completamente insanguinata dopo aver interagito sul palco con un drone.
L’infernale aggeggio volante, forse mandatogli da Mickey Rourke (battutaccia pessima che arriverà a pochi), gli ha praticamente affettato le dita, ma lui ha resistito da vero Hero (battutaccia ancora più esecrabile) riuscendo a portare a casa l’intero concerto.
Finché drone non vi separi
Per non parlare delle cerimonie e dei banchetti nuziali finiti nel sangue a causa del drone sfuggito al controllo.
E giù di scene alla Kill Bill con sposi e invitati spediti in pronto soccorso a ricucire squarci profondissimi…
Ma tutto questo è dovuto alla semplice imperizia dei fotografi che non hanno la minima idea di come si piloti un drone? Oppure quelle infernali macchine volanti hanno proprio sete di sangue?
Rieccolo l’eterno cliché anticapitalista della tecnologia cattiva e pericolosa che si ribella ai padroni umani. Ma è davvero così?
Hanno ragione i catastrofisti a mistificare la pericolosità di qualunque dispositivo tecnologico che possa sfuggire al controllo umano?
La verità è che c’è molta improvvisazione e incompetenza. Anche il cielo ha le sue normative di volo, sia parlando dal punto di vista delle leggi umane sia naturali.
Non sono rari, infatti, i casi in cui grossi uccelli come aquile attacchino questi pericolosi invasori radiocomandati.
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Perché sì, le eliche dei droni sono pericolosissime.
Pure se non realizzate da Hattori Hanzo in persona, sono delle vere lame rotanti capaci di fare danni e causare ferite orribili. Le SERP di Google alla voce drone injury parlano da sole.
Anche io sono proprietaria di un drone killer, ma quella sera al cimitero ancora non lo sapevo…
‘O fatto è chisto, statemi a sentire: s’avvicinava l’ora d’à chiusura e io, tomo tomo, stavo per uscire²
Ci siamo, è buio. La panoramica dall’alto mi regala un’immagine del tutto inedita del cimitero della mia città.
I defunti sono tantissimi, ognuno con la propria lucina sul “comodino”. Centinaia di lumini tremolanti che danzano al buio ad un ritmo ipnotico.
Ringrazio per questo spettacolo il paio di ali che ho messo agli occhi, ma devo fare presto, l’autonomia di 30 minuti della batteria è messa a dura prova dalle risorse richieste per un volo notturno, e in verità anche dalla mia incertezza (leggi ansia) nel farlo avanzare lentamente sulle lapidi. Ho i pollici che quasi mi tremano sulle leve dei comandi.
Che stupida, ho la bizzarra sensazione di disturbare il loro sonno eterno. Ma poi bizzarra neanche tanto… nel silenzio della notte il suono prodotto dai motori sembra un’armata di api.
Percorro appena la metà del vialetto d’ingresso quando il led posteriore, la cui rassicurante presenza mi permette di mantenere il contatto visivo con il drone, all’improvviso si spegne.
Poi si riaccende.
Poi si rioscura nuovamente.
Dalle immagini che ricevo sullo schermo del controller pare essere tutto in regola, anche i comandi rispondono perfettamente. Ma il led continua a lampeggiare in modo irregolare e preoccupante, quasi come se ci fosse qualcosa a muoversi davanti.
Provo a proseguire, anche se in modalità ansia, quando dal controller percepisco che c’è stata una lieve scossa.
Ok, la modalità ansia passa a modalità dramma.
Decido di annullare la missione. Non ho ancora la padronanza dei comandi per affrontare situazioni critiche, così schiaccio il bottone d’emergenza RTH (return to home) e lo richiamo alla base. Il drone riaffiora dalla penombra tornando verso di me lentamente, vedo la sua sagoma ingrandirsi piano piano, per quella che mi sembra un’eternità.
Come da abitudine mi allontano di qualche metro dal punto di atterraggio, perché la velocità delle eliche è capace di far schizzare ovunque una notevole quantità di pietrisco e detriti. Appena tocca il suolo disarmo i motori e corro a recuperarlo.
Quando mi avvicino non credo ai miei occhi.
Calma e sangue fresco
Il drone è vistosamente sporco di sangue. Mi guardo intorno incredula, colpevole, senza sapere cosa fare. È come se avessi tra le mani un’arma del delitto ancora fumante. Ma che è successo?
Ho affettato un pipistrello? Ho dilaniato un povero uccello notturno? Non lo saprò mai, ma una cosa la so con certezza: non vorrei essere nei panni del custode del cimitero all’indomani dell’apertura. Cosa penserà della presenza orrorifica degli schizzi di sangue (e chissà cos’altro) nel viale principale?
Maledizione, la mia goliardata ha causato il ferimento o, peggio, la morte di un essere vivente. Eppure sono stata attenta, non è stata colpa mia.
Mentre infilo il radiocomando nello zaino ripenso ai catastrofisti, a quelli che demonizzano il progresso.
E se avessero ragione loro?
D’istinto alzo lo sguardo al cielo. La luna, dalla luce fino a quel momento così rasserenante, corre a nascondersi dietro la foschia.
Anche i cipressi sembrano guardarmi con biasimo e disapprovazione.
In quel momento ignoro quale assurda associazione di pensieri abbia fatto la mia mente, ma di colpo penso alle atmosfere cupe, storte e inquietanti delle remote cittadine del Maine descritte da Stephen King.
C’è un suo racconto, The mangler, ambientato agli inizi del Novecento in una lavanderia industriale, in cui un diabolico mangano dopo aver “assaggiato” per caso del sangue umano, miete un’operaia dopo l’altra. L’infernale macchina le divora famelicamente nella sua pressa, quasi come fosse un mostro assetato di sangue.
E qui l’epifania all’improvviso.
Alcune settimane prima, durante i primi decolli in casa, c’è stato l’incidente.
Ho attribuito il fattaccio alla perdita di segnale dovuta alla No Fly Zone che vige proprio sopra casa mia, sta di fatto che Skynet (lo chiamo affettuosamente così), mi ha letteralmente aggredita, e dopo avermi ferito lievemente braccio, spalla e mano, si è schiantato sul muro imbrattandolo del mio sangue.
Il sangue!
Eccola l’associazione di pensiero, ma vuoi vedere che…
D’ora in poi lo porterò a volare lontano da qualunque forma di vita, mi guarderò bene dal farlo avvicinare alla mia persona, e farò mio, parafrasandolo, uno dei tanti motti di colui che si affacciava dal balcone di Piazza Venezia: “Il sangue migliore prima o poi finirà in uno sciocco o in una zanzara”... ma mai più sulle eliche del mio drone.
PS: dimenticavo, il radiocomando invece si chiama John Connor.
Racconti del 31 ottobre – splatter edition –
¹ Terminator 2 – Il Giorno del Giudizio
² A’ Livella, Totò
E così i nuovi racconti per terrorizzare i bambini cominceranno con un “C’era una volta un drone assassino”
Il mondo oscuro e sanguinolento dei droni mi era completamente sconosciuto. Ora non potrò fare a meno di guardare ad Enrique Iglesias come ad un sopravvissuto
Da un lato mi fa tristezza sapere che il tuo skynet abbia affettato un pipistrello o un altro volatile ma dall’altro non posso smettere di ridere all’immagine da film splatter che si è trovato di fronte il guardiano del cimitero.
Sii sempre amica di John Connor che tiene a bada i tentativi assassini di Skynet.
Guarda, spacciatori e ragazzacci molesti devono ringraziare la NO FLY ZONE che vige sopra casa mia, altrimenti gli sguinzaglierei Skynet tutte le sere lanciandolo dal balcone 😀
Ma hai visto che roba? Alla fine del concerto aveva la t-shirt piena di sangue, tanto che i fan nei giorni successivi si sono fatti stampare le magliette con gli stessi segni! Io invece ho riso come una pazza sul video di Hero, l’avevo dimenticato… che scene da oscar! 😀 Purtroppo il cimitero è l’unico posto in cui posso esercitarmi… ora aspetto che passino questi giorni di ricorrenza, altrimenti potrei fare una strage 😛
Povero guardiano O_O “C’era una volta un drone assassino” mi piace!
Grazie Simona! 🙂
Un’altra volta mi hai tenuta con il fiato sospeso fino alla fine! E mi hai permesso di scoprire una realtà di cui non sapevo praticamente nulla: finora pensavo che il drone fosse un innocuo apparecchio che volava pesante con un moscone estivo, non certo una specie di Edward Pale di Forbice da cui stare alla larga!
Mi hai fatto tornare in mente quei film del 31 ottobre di quando eravamo bambine, quelli con le bambole infernali che di notte si animano e cercano di uccidere i loro padroni… ma qui al posto dei bambolotti ci sono i droni
Edward Pale di Forbice è meravigliosa hahahahhaah 😀 Rende assolutamente l’idea, anche se le lame non sono affilatissime, sono talmente veloci e potenti che ho danneggiato la porta del bagno, pensa se fossero state di acciaio O_O Moscone è dire poco! Anche il rumore che fa è inquietante e mette ansia, sembra una specie di vespa isterica! E tu mentre lo piloti non sai se guardare lui, se guardare le immagini sul controller o se guardare la gente che guarda il drone… Il risultato è che i miei video sono tutte pippe 😛 Ma sto imparando 😉
Grazie Silvia! 🙂
Non pensavo ai fiumi di sangue che possono scorrere per colpa di un drone. Lo ritenevo delicato, capace di disintegrarsi al minimo scontro. E invece! Non è che hai falciato qualche fantasma, qualche anima che volteggiava sulle tombe? Ho fatto bene a non prendere in considerazione l’acquisto dell’affettatrice volante
Ecco un’altra perla: “affettatrice volante” 😀 Be’, infatti ci vuole un’assicurazione obbligatoria come la RC auto, altrimenti se voli senza puoi beccarti multe salatissime. La portata dei danni può essere davvero enorme e l’assicurazione effettivamente ci vuole. Anche io non me ne ero resa conto fino a quando non l’ho provato sulla mia pellaccia 😛 Il pensiero di perdere il controllo e il pensiero che finisca sul volto di qualcuno mi spaventa veramente a morte. Mi spaventa più che schiantarlo, distruggerlo o farlo finire in mare! Forse la no fly zone sulla mia città non è un male, così sono costretta a uscire in periferia e dirigermi verso zone più isolate. Ora però devo escludere anche il cimitero 😛
Grazie Fausto!
Mi domando cosa possa aver affettato il tuo drone… Voglio dire, c’è una bella quantità di sangue, possibile che non si sia sentito un lamento, un grido, un pianto? In fin dei conti era appena a metà vialetto, immagino non troppo lontano da te… Davvero curiosa questa cosa… Peccato Skynet non sia riuscito ad arrivare a quella cappella strana…Delle suore che scelgono dei pipistrelli come suggello alla loro tomba è un fatto talmente singolare che è impossibile non volerne sapere di più…
Sì io ero al di qua del cancello, ma all’interno l’illuminazione è molto fioca, non è come nel piazzale ben illuminato. Il vialetto è delimitato da due filari di cipressi e poi in fondo quella cosa luminosa che si vede oltre i cipressi è la chiesa del cimitero. Io penso sicuramente a qualche pipistrello che volteggiava per i fatti suoi tra i rami. Tra l’altro il drone non possiede microfoni, almeno il mio. Comunque non escludo un attacco (finito male), mi è capitato anche in montagna, stavo riprendendo dall’alto i resti di una ex base NATO e degli uccelli hanno cominciato prima a circondarlo, poi ad attaccarlo. Non erano rapaci, altrimenti avrei detto ciao ciao drone. Inutile dire che l’ho richiamato subito lasciando le riprese a metà 😀
Ma veramente bizzarra, noi la chiamiamo per scherzo Nosferatu Chapel 😛
Grazie per la lettura Alessia 🙂
Nome perfetto direi… ahahah!
Non so se essere più terrorizzata o più divertita Mi hai tenuta con la suspense fino alla fine del racconto, adoro la tua vena horror… e non riuscirò più a vedere un drone con gli stessi occhi!
Grazie mille Serena 😀 Con gli stessi occhi lo puoi guardare… basta che tu stia alla larga e bella lontana dalle sue famELICHE 😛
Il sangue in un racconto da 31 ottobre e sul cimitero non poteva mancare. E vedo che pure tu non perdi occasione per avere ferite qui e là.
L’inferriata con il pipistrello stilizzato la voglio! La prossima volta scardinalo e spediscimelo 😀
Non sembra piccolo il drone… non l’hai ancora personalizzato con adesivi, ecc.?
Singolare eh l’inferriata? La prossima volta provo a chiedere notizie negli uffici del cimitero, magari qualche impiegato anziano ne conosce la storia.
Però è mia… l’ho vista prima io! 😛
Il sangue non poteva mancare… ma se mancava (soprattutto il mio) era meglio 😉
Sì, il drone è molto piccolo, quando è ripiegato sta nel palmo di una mano. In verità avevo adocchiato gli adesivi mimetici (ovviamente), però ho intenzione di applicarli quando avrò riempito di botte e graffi la scocca.
Ti ringrazio per la lettura, Daniele 🙂
Solo tu puoi farci restare con il fiato sospeso fino alla fine per raccontare di un semplice volo notturno del drone. MITICA!!!!
Hahahhaah ma grazie Lilly! 🙂 Grazie anche da Skynet, è qui sulla scrivania che scodinzola… vuole uscire ma il tempo è brutto 😛
heheheheh 🙂